Carceri, stato di agitazione sindacale della polizia penitenziaria nel Lazio
ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: “Queste organizzazioni sindacali devono purtroppo riscontrare che a oggi la situazione presso istituti e servizi penitenziari della regione Lazio, per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, ordine e sicurezza, sono compromessi dalle gravissime carenze di organico (-700 unità) e per una mancanza di politiche che diano certezze a chi deve garantire il rispetto delle regole penitenziarie. Purtroppo queste mancanze ricadono fortemente sui seguenti punti:
- Le continue aggressioni che il personale deve subire dai detenuti più violenti che non accettano il rispetto delle regole penitenziarie, per la quale non esiste alcuna possibilità di difendersi senza conseguenze allo stato psico-fisico.
- Personale sempre più anziano anagraficamente avendo superato oltre la metà di essi l’età anagrafica dei 50 anni, chiamato a raddoppiare turni, straordinari e posti di servizio, con ricadute sullo stress psicofisico, dovendo altresì’ gestire detenuti con varie problematiche legate al comportamento etero-aggressivo, conseguenze anche di disturbi mentali sofferti da soggetti che trovandosi ristretti in ambienti non idonei alle loro patologie, diventano mine vaganti all’interno delle sezioni detentive.
- La Sanità Penitenziaria gestita territorialmente dalle ASL competenti che non mantiene univocità delle dovute attenzioni per garantire l’assistenza necessaria, con ulteriori ricadute alla gestione della Sicurezza Penitenziaria, di competenza della Polizia Penitenziaria che DEVE come da normativa vigente garantire anche l’incolumità fisica dei detenuti, con l’emanazione di disposizioni che vanno dalla grande alla grandissima sorveglianza fino alla sorveglianza a vista, la cui esecuzione è forzatamente loro demandata e a cui in caso di possibili atti autolesionistici, se non suicidari, diventano i primi a doversi difendere da eventuali contestazioni dell’A.G.
- Le sezioni COVID dove sono reclusi centinaia di detenuti ritenuti positivi asintomatici, con il rischio di poter contrarre il patogeno seppur vaccinati allo stesso. La mancanza di consegna dei DPI (Mascherine FFP2) destinati solo ad alcuni servizi, quando di fatto la possibilità di affollamento in alcuni spazi è una circostanza assodata (sezioni detentivi, colloqui famiglia, passeggi per le ore d’aria ecc.), dove l’amministrazione non sembra aver alcuna voce in capitolo su come devono essere gestite tali situazioni trattandosi di competenze in seno alle ASL territoriali.
- Una presenza costante di detenuti cosiddetti psichiatrici che implica ulteriori esigenze operative che non competono alla Polizia Penitenziaria che di fatto invece e chiamata ad adempiere come un “assistenza” assidua per evitare i loro comportamenti “disturbanti” che possono provocare ulteriori conseguenze alla loro incolumità e degli altri ristretti.
A causa di quanto sopra segnalato il personale Polizia Penitenziaria fortemente provato nelle incombenze quotidiane, risulta altresì fortemente demotivato, sentendosi abbandonato da chi dovrebbe assicurare loro vicinanza come l’Amministrazione Penitenziaria, il Ministro della Giustizia e gli organismi politici; che invece sembrano essere solo interessati ad altro. Tutto questo non può essere più tollerato. Diventa quindi necessario attivare lo Stato di agitazione con conseguenti atti di protesta più incisivi, sempre nel rispetto delle normative vigenti, davanti ai siti istituzionali presenti territorialmente.(tusciatimes)
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