Visitare un carcere è un dovere per un ministro, perché in una visita ho potuto rendermi conto di quello che già sapevo, ovvero che questo è un istituto che ha tante criticità a partire dalla struttura, dai locali, per continuare con le condizioni generali che portano a situazioni di aggressioni alle forze di polizia, che sono gravi e difficili da gestire, difficoltà di vigilanza ma anche condizioni che mettono i detenuti in situazioni tali da praticare più che in altre carceri forme di autolesionismo o tentativi di suicidio”. Queste le parole di Marta Cartabia, al termine della sua visita al Carcere di Sollicciano.
Nonostante le problematiche, la Guardasigilli ha sottolineato che la sua presenza: “Ha significato anche iniziare a vedere che ci sono dei lavori in corso, vedere con i miei occhi, constatare che non si tratta solo di progetti ma di una forte importante ristrutturazione straordinaria che è in atto”.
La struttura di Sollicciano, infatti, è stata oggetto di importanti iniziative edili e impiantistiche, per un importo complessivo di massima pari a 11,1 milioni di euro. Si tratta, fra le altre, di opere di efficientamento energetico, sistemazione delle facciate esterne, realizzazione di un corpo di fabbrica per potenziare il lavoro penitenziario, realizzazione di due campi di calcetto, risanamento dei locali docce, recupero della chiesa e del teatro. Proprio riguardo i significativi lavori di ristrutturazione e di ammodernamento, la ministra della Giustizia ha avuto modo di dialogare con la direzione dell’istituto penitenziario, prima di incontrare una delegazione di detenuti e di Polizia Penitenziaria.
Presenti, insieme alla titolare del dicastero di Via Arenula, il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia, il garante nazionale dei dritti delle persone private della libertà, Mauro Palma e quelli regionale, Giuseppe Fanfani e comunale, Eros Cruccolini, nonché il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Quest’ultimo, che aveva invitato la ministra Cartabia a visitare Sollicciano, ha precisato: “Quello che ho già detto molte volte e che è fondamentale per la nostra città, è che Sollicciano non sia vissuto come un luogo avulso ed estraneo alla vita della città, che si possa fare il massimo dell’investimento possibile sul reinserimento sociale dei detenuti perché possano uscire migliori di come sono entrati proprio per evitare che i livelli di recidiva possano essere alti a scapito della comunità della stessa città”.