Il NotiziAlsippe del 18 novembre
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I dispositivi, modificati per aggirare i sistemi di blocco, riuscivano a raggiungere altezze considerevoli per poi atterrare nei cortili della casa circondariale di Secondigliano
«È l’ennesima riprova che le carceri sono permeabili, entra di tutto e di più, sono anni che lo dimostriamo, con i sequestri di telefoni. Siamo riusciti a dimostrare come continuava a entrare droga e cellulari nelle carceri e questo significa continuare a dare ordini e a compiere delitti dal carcere. Un fenomeno allarmate e non si trovano soluzioni, per impedirle». Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nel corso di una conferenza stampa in Procura durante la quale è stata illustrata una operazione che ha consentito di notificare 12 misure cautelari (10 persone in carcere e 2 ai domiciliari) e sequestrare, complessivamente, tre chilogrammi di droga (tra marijuana, hashish e cocaina) e oltre trenta cellulari.
L’indagine della Polizia di Stato, con la squadra Mobile, lo Sco di Roma e del Sisco di Napoli, è stata diretta dalla Dda (sostituto procuratore Rosa Volpe, con compiti di collaborazione al coordinamento).
Secondo quanto emerso dall’attività investigativa i droni, modificati per aggirare i sistemi di blocco, riuscivano a raggiungere altezze considerevoli per poi atterrare nei cortili della casa circondariale di Secondigliano.
A gestire le attività era il clan della Vanella-Grassi, in particolare un elemento di spicco di questa famiglia malavitosa, che fa parte dei gruppi criminali componenti la cosiddetta Alleanza di Secondigliano. Le basi di partenza dei droni erano state individuate in un terrazzo che si trova nei pressi del carcere e anche dal vicino campo nomadi.
Un business molto redditizio quello messo in piedi. Si parla di 700 euro per ogni volo, ne venivano effettuati quattro-cinque al giorno almeno una volta a settimana. Per un microcellulare del valore di una ventina di euro i detenuti pagavano 300 euro, costo che saliva a 1.
300 per uno smartphone.
I proventi della vendita confluivano su un conto corrente intestato a un prestanome per poi essere consegnati al clan della Vanella-Grassi.(lacnews24)
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