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Il NotiziAlsippe del 30 ottobre
Più detenuti? “Esplosione di fatti di sangue. E sono arrivati in Italia molti ragazzi senza famiglia”
Sono 540 i minorenni detenuti in Italia: quasi 150 in più rispetto a cinque anni fa. Anche per questo, il dipartimento per la giustizia minorile si sta adoperando per aprire nuovi istituti penali per minorenni. Compreso quello di Rovigo.
La questione è sul tavolo del Provveditore alle opere pubbliche del Veneto, Tommaso Colabufo. “Da quanto mi risulta – rivela Andrea Ostellari, sottosegretario al Ministero della giustizia – l’inaugurazione si farà nei prossimi mesi, spero già a marzo”.
La nuova struttura – spiega ancora Ostellari – “sarà un istituto all’avanguardia, sia per la sicurezza che per il trattamento e la rieducazione dei giovani utenti. Con spazi adeguati per la formazione e l’avviamento al lavoro. Stimiamo che, a pieno regime, l’istituto potrà accogliere 32 detenuti”.
Ostellari, ma come mai le carceri minorili sono così sovraffollate?
“Perché in Italia è mancata un’adeguata programmazione. Durante gli anni del Covid, per esempio, chi ci ha preceduto ha valutato di chiudere l’istituto di Lecce, a causa del calo di reati inevitabilmente collegato alle restrizioni. E pure il penitenziario dell’Aquila è stato dismesso. Quando le restrizioni sono state tolte, poi, i reati sono quasi raddoppiati, mentre nelle strutture i posti sono diminuiti, anche perché sono mancati investimenti e lavori di ristrutturazione, a Milano, Airola e pure a Treviso”.
Con la conclusione che oggi ci sono 150 detenuti minorenni in più rispetto a cinque anni fa. Giusto?
“Nel 2019 i detenuti minori erano poco meno di 400, poi c’è stata la pandemia. Oggi sono 540, in calo rispetto ai mesi estivi, ma con titoli di reato più grave. E questo avviene tanto al Nord, quanto nel Sud del Paese”.
E’ vero che ad aver messo in crisi il sistema carcerario minorile è stato il decreto Caivano?
“C’è chi legge i giornali e chi fa polemica. Io guardo la realtà: le cronache di queste settimane raccontano di un’esplosione di fatti di sangue. E chi uccide e stupra finisce in carcere, anche se minore, anche senza il decreto Caivano. Ma c’è di più”.
Che cosa?
“Negli scorsi anni in Italia sono arrivati centinaia di ragazzini senza famiglia e senza legami. Molti di questi inevitabilmente sono stati assoldati dalle organizzazioni criminali. Altri sono diventati baby pusher. E questa presenza crescente di minori stranieri non accompagnati, che esiste anche in altri Paesi europei, pesa sul sistema giustizia e sull’intera comunità. Basta guardare a cosa succede in Francia, Gran Bretagna e nei Paesi scandinavi, dove intere città sono sotto ricatto da parte di baby gang”.
Come se ne esce?
“Serve uno sforzo corale, da parte di tutte le istituzioni, in favore dei giovani. La giustizia, purtroppo, arriva quando il reato è già stato compiuto. Servono interventi educativi a monte, con più scuola, più sport, più comunità. E meno cellulari. Una volta c’erano i patronati, oggi i giovani passano le giornate in casa o sulle strade. Senza opportunità aggregative sane. In questo senso le amministrazioni locali dovrebbero fare uno sforzo. Le faccio un esempio…”
Prego.
“I detenuti minori, in gran parte, quando iniziano il loro percorso detentivo non lamentano la mancanza dei genitori o degli amici. Ma chiedono solo di poter tornare a utilizzare il telefonino, per non perdere i follower che hanno sui social network”.(polesine24)
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