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Rivolta al carcere minorile di Torino: 11 misure cautelari

L’effetto di una nottata di sommossa la notte del 1 agosto

Devastazione, saccheggio, violenza, resistenza a pubblico ufficiale: sono le pesanti accuse formulate nei confronti di 11 detenuti che la notte tra il 1 e il 2 agosto hanno dato vita a  una rivolta nel carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. Una nottata di sommossa  documentata in diretta, sui telefonini, iniziata con l’obiettivo di un’evasione di massa.

I presunti organizzatori e autori materiali della devastazione sono stati raggiunti dalle misure cautelari negli istituti penitenziari dov’erano stati trasferiti in seguito a quella notte. 

Chi sono i presunti organizzatori della rivolta

L’accusa, formulata dal sostituto procuratore del tribunale dei minori del capoluogo piemontese, Davide Fratta, è di devastazione e saccheggio, ma alcuni dei presunti organizzatori e dei principali autori delle violenze, avvenute all’interno della struttura, che venne seriamente danneggiata, sono anche accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Degli undici minorenni raggiunti dal provvedimento, tre sono di nazionalità italiana. Tra di loro c’è anche il sedicenne che sta scontando una condanna a 9 anni e 6 mesi per tentato omicidio, per aver lanciato una bicicletta dalla balaustra dei Murazzi, in riva al Po, e ferito gravemente lo studente di medicina Mauro Glorioso.

Una notte di battaglia 

Otto sono invece di origine straniera. Nel fascicolo d’inchiesta della procura dei minori, guidata dalla procuratrice Emma Avezzù, compaiono altri nomi di giovani che non sono stati colpiti dalle misure, ma che restano indagati. Perché quella sera d’agosto, poco dopo le 20, erano in tanti quelli che misero a ferro e fuoco l’istituto di corso Unione Sovietica.

Armati di spranghe e bastoni aggredirono gli agenti della polizia penitenziaria – una decina i feriti – in una battaglia che durò fino all’alba, mentre fuori la zona venne isolata dalle forze dell’ordine per impedire un’evasione di massa, che, secondo gli inquirenti, era il vero obiettivo dei rivoltosi. Al Ferrante Aporti in quei giorni erano ospitati 52 giovani detenuti, mentre la capienza era di 42 posti.

I video finiti su TikTok

Mentre veniva portata avanti, l’opera di devastazione veniva anche filmata dagli stessi ragazzi, grazie all’uso illegale degli smartphone. I video vennero poi pubblicati su TikTok.

Nei giorni seguenti ci furono i trasferimenti: c’è chi oggi è recluso a Catanzaro, chi a Bologna, chi ad Airola e a Catania. Altri invece, quando è arrivata la misura, stavano per uscire dal carcere per scadenza della pena.

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