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Il NotiziAlsippe del 4 luglio

Cambio al vertice della Casa Circondariale “Ernesto Mari” di Trieste

Dal 1° luglio è il Dirigente Aggiunto Dr.ssa Annamaria Peragine a ricoprire l’incarico di Comandante titolare della Casa Circondariale “Ernesto Mari” di Trieste, con l’andata in quiescenza del predecessore, il Dirigente Antonio Marrone. La Dottoressa Peragine, già avvocato e giornalista pubblicista, ha ricoperto dal 2014 l’incarico di Vice Comandante del carcere di Trieste, con parentesi di reggenza presso la Casa Circondariale di Gorizia e di Venezia Santa Maria Maggiore. “Ringrazio sinceramente il Comandante uscente con cui ho avuto il piacere e l’onore di collaborare per quasi dieci anni; è stato il mio mentore e di lui ho apprezzato l’essere una persona ‘per bene’, gentile, onesta, misurata, professionale, che ha sempre dimostrato vicinanza e supporto a tutte le donne e gli uomini del reparto.

E’ un ruolo complicato quello del Comandante di Reparto di un carcere, perché la sua prima responsabilità è la gestione di risorse umane, che occorre sia prudente, perché avviene in un contesto emozionalmente duro, connotato dai sensi di privazione, solitudine, fragilità e disagio, a volte associati a problematiche sanitarie dei detenuti. Questi fattori rappresentano delle pre-condizioni che impongono l’adozione di tutta una serie di cautele per operare in sicurezza, che si basano sulla preziose capacità di osservazione, di ascolto, di mediazione dell’operatore penitenziario.

Il carcere, ormai da svariati anni, ha cambiato pelle: dall’essere una ‘istituzione totale’, autoreferenziale, con l’attuazione del paradigma dell’umanizzazione della pena, vive di continue contaminazioni con l’ambiente esterno. Questa nuova vision dell’Amministrazione penitenziaria ha riempito di contenuto il principio rieducativo della pena di cui all’art.27 della Costituzione ed ha aggiornato, conseguentemente, l’impegno di tutti gli operatori penitenziari; in particolare è stato arricchito il ruolo del personale di Polizia Penitenziaria, cui si è riconosciuto il valore di depositario della conoscenza della persona detenuta e delle sottili dinamiche intramurarie, entrambi fondamentali per costruire, poi, percorsi risocializzanti. Con tali premesse, è fondamentale sia costruire un lavoro di rete con tutte le professionalità operanti all’interno dell’istituto, nel rispetto delle diverse competenze, che sviluppare leali collaborazioni con le Autorità esterne, che a vario titolo interagiscono con l’istituzione penitenziaria”.(triesteallnews)

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