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Che l’Umbria possa tornare a gestire direttamente le proprie carceri senza dipendere più dalla Toscana è una buona notizia. Accompagnata però da una cattiva: nel territorio ci sono troppi detenuti e la decisione di restituire autonomia al provveditorato umbro è la conseguenza della necessità di accelerare ogni decisione. Ci sarà modo per analizzare la triste “qualità” dei reati per cui si finisce in galera, ma la situazione va corretta all’interno dei penitenziari della regione. Il ministero della giustizia, come ha evidenziato il sottosegretario Andrea Ostellari (Lega) – che ha la delega di governo sul trattamento detenuti – ha cominciato l’iter opposto a quello che fu realizzato nel 2014. Allora, cominciarono i guai. Gran parte dei problemi delle carceri umbre derivano infatti dall’accorpamento, in ottica spending review, dei provveditorati regionali. Prima l’Umbria aveva il suo, ora lo condivide con Toscana. Il Ministero della Giustizia ha avviato l’iter, proprio come già annunciato da Ostellari, per ricostituire un provveditorato umbro con sede a Perugia, distaccato rispetto alla Toscana, eventualmente unito ad altre regioni. Questa operazione è giustificata da un dato: l’Umbria è la regione italiana con il rapporto più alto fra abitanti e popolazione detenuta, lo 0,17%. Merita quindi di gestire i flussi in entrata in modo autonomo rispetto alla Toscana, da cui provengono una cospicua parte degli utenti che attualmente risultano ristretti negli istituti di Spoleto, Orvieto, Perugia e Terni. In pratica, si terrà finalmente conto del rapporto popolazione/detenuti, che in una regione più piccola rispetto ad altre ha il suo perché. Il tema vede impegnate anche le forze di opposizione in Parlamento. Recentemente l’onorevole Verini del Pd ha sottolineato che “la situazione delle carceri umbre è drammatica e l’epicentro di questa tensione è Terni che sconta anche la sua particolare complessità”. “In Umbria – secondo il parlamentare dem – la capienza delle quattro carceri di Perugia, Spoleto, Terni e Orvieto è di circa 1.300 detenuti e oggi siamo ad oltre 1.500 ca 400/405 detenuti”. Di più: la situazione si aggrava perché mancano gli organici della polizia penitenziaria: la carenza è di una cinquantina di unità a Terni, altrettante a Spoleto, meno a Perugia e Orvieto ma anche li mancano diversi agenti rispetto alla pianta organica. Da qui l’appello al governo e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che però ha risposto con immediatezza, come ha riconosciuto l’onorevole Emma Pavanelli dei Cinque stelle: presso le case circondariali di Terni, Spoleto, Orvieto e Perugia prenderanno presto servizio 40 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria. “Si tratta di una buona notizia per tutta la nostra comunità, frutto di una battaglia condotta dal Movimento 5 Stelle e da me in prima persona a seguito di tante visite presso gli Istituti e i numerosi atti formali depositati. Siamo consapevoli che si tratta soltanto di un primo passo e che tale contingente è certamente insufficiente se si intende sopperire all’atavica carenza di personale, soprattutto in vista dei prossimi numerosi pensionamenti”. Vero, ma intanto si comincia a muovere qualcosa per territori che non sono più abbandonati dalle istituzioni centrali. E l’iniziativa di Ostellari sul provveditorato aiuterà ancora di più a gestire una situazione complessa. I dati aggiornati sono abbastanza inquietanti. I detenuti presenti nelle carceri umbre, in cifre precise, sono
1541. La capienza regolamentare è di 1345, il che nel linguaggio penitenziario equivale comunque a un livello di sovraffollamento medio-basso. 1088 sono i detenuti italiani (con una percentuale sul totale pari al 70,6%). 72 sono quelli comunitari (4,6%) e ben 381 gli extracomunitari (24,73). E certo la popolazione umbra “fuori” non ha questo tipo di percentuali… Altra cosa è rappresentata dall’organico della polizia penitenziaria. Quello previsto da piante organiche è pari a 840 unità, quello amministrato a 757, ma in servizio la cifra si riduce a 689. E forse l’autonomia riconquistata servirà anche a migliorare questi numeri. La società civile ha bisogno di certezze anche dal pianeta carcere, dove le politiche di rieducazione dei detenuti non possono essere gestire in condizioni di carenza di personale. Ma la strada finalmente intrapresa dal governo può aiutare tutti.(corrieredellumbria)
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