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Reggio Emilia: carcere sovraffollato e mancano 56 agenti

Delegazione Pd in visita alla Pulce: i detenuti sono 290 a fronte di una capienza massima di 200

Reggio Emilia «Sono 290 i detenuti (pari alla capienza massima a pieno regime, ma con due sezioni chiuse per ristrutturazione dovrebbero essere al massimo 200), dei quali 15 donne e 128 stranieri. Con 190 unità la polizia penitenziaria è sotto organico di cinquanta agenti (sulla carta dovrebbero essere 246, numero mai raggiunto), i quali sono presenti in numero doppio nelle sezioni di salute mentale dove svolgono un compito improprio».

Sono questi i numeri, snocciolati dall’onorevole Pd Andrea Rossi, che fotografano lo stato dell’arte del carcere di Reggio Emilia.

Nella mattinata di ieri una delegazione dei vertici Pd – formata da Rossi, il senatore Graziano Delrio, il sindaco Luca Vecchi, il consigliere regionale Federico Amico e capitanata dalla responsabile nazionale Giustizia del Pd Deborah Serracchiani – ha visitato la struttura di via Settembrini sull’onda del tema caldo degli istituti penitenziaria. Nel primo pomeriggio l’incontro nella sede del partito, per fare il punto su un tema che – al netto delle inchieste giudiziarie – è diventato terreno di scontro politico.

Una visita annunciata, com’è prassi in questi casi, ma «siamo andati a fare un’ispezione non una passerella», è stata la stoccata di Serracchiani. «Abbiamo parlato con la polizia penitenziaria e con i detenuti per capire come possono assicurate condizioni di via e di lavoro dignitose».

Dal punto di vista della logistica, ha spiegato Serracchiani, «abbiamo visto l’infermeria: nella parte della reclusione non c’è una infermeria apposita ma i medici hanno detto che i servizi ci sono.

Altri aspetti carenti riguardano «gli spazi inadeguati con le celle che mancano di bagni e docce singole, il sovraffollamento della popolazione detenuta, la carenza di organico degli agenti penitenziari e la penuria di medici e psicologi», oltre «alla necessità di adeguare l’impianto antincendio per il quale servono risorse».

Un’altra criticità della popolazione carceraria in sovrannumero è la varietà delle tipologie dei reclusi, ognuna con esigenze peculiari, che «rendono indispensabile evitare la promiscuità»: dai transgender agli psichiatrici, con parecchi detenuti che tradizionalmente arrivano a Reggio da altri regioni dove mancano spazi appositi.

Ma esistono anche gli aspetti positivi come i progetti della sartoria e della falegnameria e «spazi innovativi come la ludoteca, pensata per rendere più accogliente per i bambini il penitenziario, quando incontrano i genitori che vi sono ristretti». E «finalmente a marzo arriveranno altri due “addetti per i trattamenti” (per i progetti sociali e di formazione) che saliranno così a cinque».

«Come Partito Democratico abbiamo messo il carcere al centro del nostro interesse e della nostra iniziativa legislativa e politica, facendone una delle nostre priorità. Lo è sempre stato ma ancora di più in questo momento storico in cui, ad esempio, il numero dei detenuti si avvicina ormai drammaticamente a quello che ha portato alla condanna dell’Italia davanti alle corti internazionali – ha detto Serracchiani – Siamo molto preoccupati di come il Governo si sta muovendo, tra l’altro peggiorando sensibilmente la situazione già seria delle carceri italiane. Siamo consapevoli del fatto che i problemi vengono da lontano, ma adesso si stanno acuendo». Ad esempio, ha ricordato Serracchiani, «dall’inizio di questa legislatura il Governo ha già messo in campo più di dieci nuovi reati e ha inasprito le pene di reati anche lievi. Solo col decreto Caivano la magistratura ci dice oggi che entrerà il 20% in più di detenuti, il che significa che da una parte stanno aumentando gli ingressi in carcere ma dall’altra nulla si sta facendo sulle pene cosiddette pene sostitutive e le misure alternative. Anzi, mi verrebbe da dire che c’è quasi un disincentivo a che queste vengano messe in atto».

La parlamentare dem ha ricordato alcune proposte lanciate dal Pd per alleggerire la situazione detentiva: «Siamo sottoscrittori insieme all’onorevole Magi di una proposta per realizzare le case territoriali intermedie, che sono quegli istituti per ospitare i detenuti che hanno un fine pena inferiore ai dodici mesi».(gazzettadireggio)

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