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Il ministro: «La preparazione e la competenza delle Forze di polizia sono un investimento fondamentale per tutto il Paese»

Il ha partecipato questo pomeriggio, presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia di Roma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico 2023-2024.

Nel corso del suo intervento il titolare del Viminale ha sottolineato, tra l’altro, come «la formazione si conferma lo strumento che più efficacemente contribuisce ad affinare le doti di comprensione e analisi degli scenari nella prospettiva di adottare misure più idonee per affrontare e risolvere le situazioni di crisi». 

Un assunto che per le Forze di polizia «vale ancora di più», ha proseguito il ministro, «perché la preparazione e la competenza di ogni singolo operatore della sicurezza rappresenta un investimento fondamentale per l’intero Paese». 

L’evento, ospitato nell’Auditorium “Prefetto Carlo Mosca”, si è svolto alla presenza del Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica Sicurezza, Vittorio Pisani,  e del direttore della Scuola, Maurizio Vallone, che ha aperto la cerimonia. Presenti anche i vertici dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e delle massime autorità giudiziarie e delle Agenzie di Sicurezza.

L’intervento del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi

Saluto e ringrazio le autorità presenti a questa cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico 2023/2024.

È una presenza che attesta la vicinanza di alte cariche istituzionali alle Forze di polizia e conferisce a questa cerimonia un elevato valore simbolico.

Mi sia consentito uno speciale ringraziamento al Procuratore generale della Corte di Cassazione, dott. Luigi Salvato, che è autorevolmente intervenuto su un tema molto attuale, ossia “Presunzione d’innocenza, comunicazione e formazione”.

È un tema che attiene alla credibilità della funzione di giustizia e che riguarda non solo i magistrati, ma anche il mondo della comunicazione e gli operatori delle Forze dell’ordine, soprattutto quando coinvolti in attività di polizia giudiziaria.

Specie nel mondo del web, soprattutto attraverso la comunicazione via social, si assiste a vere e proprie condanne, con lo spirito di un autentico voyeurismo giudiziario, come ha efficacemente ricordato poc’anzi il Procuratore Salvato.

La verità storica e quella giudiziaria rischiano così di retrocedere rispetto a quella giornalistica, con il rischio di un’inaccettabile compromissione della presunzione d’innocenza e degli stessi principi del giusto processo.

Se la presunzione d’innocenza è il fondamento della relazione tra il soggetto e il sistema penale e della procedura penale, è chiaro che si tratta di un presidio di civiltà giuridica che deve essere assolutamente tutelato da ogni forma di compromissione.

“Presunzione d’innocenza, comunicazione e formazione”: tre principi che attingono ai valori più profondi della nostra Costituzione, connotando in maniera inconfondibile, come ci ha ricordato il Procuratore Salvato, la nostra cultura di sicurezza e di giustizia.

Una cultura pienamente consapevole del fatto che la dignità umana deve essere posta al vertice di ogni pubblica funzione.

Per questo, al fine di tutelare il principio della presunzione di innocenza, è necessario investire sulla formazione degli operatori del mondo giudiziario e delle Forze di polizia, anche per favorire l’instaurarsi di processi comunicativi corretti con il mondo dei media.

La risposta a una legittima domanda di sicurezza e di giustizia è quella di politiche interamente inscritte in un perimetro valoriale che ha al suo centro i diritti di libertà.

Le funzioni di giustizia e di sicurezza sono orientate a garantire l’esercizio pacifico dei diritti e il compiuto declinarsi di una piena cittadinanza.

Fare sicurezza e giustizia, pertanto, vuol dire essere parte di un umanesimo che, dall’entrata in vigore della Costituzione, non ha ancora smesso di dare i suoi frutti.

Sicurezza e giustizia come tasselli indispensabili di un progetto che vede al suo apice il valore dell’uomo e dei diritti inviolabili sanciti dalla nostra Carta costituzionale.

Il nostro modello di sicurezza si fonda sul coordinamento: un concetto che nell’ambito delle Forze di polizia è emblematico di una moderna e democratica cultura della sicurezza.

Il coordinamento è uno spartiacque, una cesura tra due diversi modi di fare sicurezza.

Coordinamento è una sintesi lessicale in cui la funzione di polizia si riconosce democratica e plurale.

La Scuola del coordinamento delle Forze di polizia ne è un esempio concreto.

In queste aule il concetto di sicurezza si evolve da oltre 40 anni, accompagnando i mutamenti della società e delle sue sempre rinnovate sollecitazioni.

La sicurezza è un’istanza antica quanto l’uomo, ma destinata a modificarsi e modellarsi sulla spinta della rapida evoluzione degli scenari sociali e dei modelli di convivenza.

Non è senza significato che in alcune delle Costituzioni originarie degli Stati che compongono gli Stati Uniti d’America il diritto alla sicurezza sia proclamato accanto al “diritto alla felicità”.

Questo accostamento ci dà il senso di quanto, nella storia delle comunità, sia radicata la domanda di sicurezza e quanto la sua percezione sia legata inestricabilmente al concetto del vivere bene.

Eludere questa domanda significa accettare il rischio di una pericolosa frammentazione sociale, di un rinchiudersi in piccole patrie senza obiettivi, di un ripiegamento individualistico senza alcuno slancio verso forme di partecipazione democratica.

La sicurezza è un moltiplicatore di occasioni di benessere, di sviluppo, di ricerca, di promozione e tutela soprattutto delle fasce più vulnerabili della società.

Nel recentissimo 57° Rapporto Censis si parla di “americanizzazione della criminalità nelle grandi aree urbane”. È un’espressione utilizzata per dare conto del risultato di una ricerca da cui emerge come la percezione di sicurezza diminuisca in maniera sensibile tra chi vive in grandi aggregati urbani rispetto a coloro che abitano centri medio-piccoli.

Al di là del dato statistico sulla delittuosità – che pure ha la sua importanza – l’allarme sociale aumenta in maniera esponenziale in zone più densamente abitate, in cui è più labile il legame con la comunità di riferimento o nelle quali situazioni di degrado urbano e sociale favoriscono, da un lato, forme di microcriminalità e, dall’altro, senso di spaesamento e insicurezza.

Nelle aree metropolitane si gioca una partita fondamentale per la tenuta della coesione sociale dell’intero Paese, ma anche per le sue prospettive di sviluppo e benessere.

È un dato che ci deve spingere a proseguire con determinazione nelle azioni intraprese già da un anno a favore della sicurezza nelle grandi città, con un approccio corale che va oltre la tradizionale attività di prevenzione e contrasto dei fenomeni criminali.

Avanzati esperimenti di “sicurezza sociale” che potranno essere replicati in realtà interessate da analoghi fenomeni di degrado.

Situazioni, quelle che sono emerse negli ultimi anni, da affrontare con strategie e approcci diversi, con misure e interventi innovativi, mai messi in campo prima.

Ecco che, in questa prospettiva, la formazione si conferma lo strumento che più efficacemente contribuisce ad affinare le doti di comprensione ed analisi degli scenari nella prospettiva di adottare misure più idonee per affrontare e risolvere le situazioni di crisi.

Per le Forze di polizia questo vale ancora di più, perché la preparazione e la competenza di ogni singolo operatore della sicurezza rappresenta un investimento fondamentale per l’intero Paese, attese le delicate funzioni che esse sono chiamate a svolgere.

Cari funzionari e ufficiali, a voi è affidata la realizzazione di un disegno collettivo di sicurezza e legalità.

Ne è ben consapevole questa Scuola, chiamata a preparare professionalmente, ma soprattutto a favorire una cultura del confronto, a diffondere una sensibilità di apertura a nuove prospettive.

Anche i moduli didattici dedicati alle relazioni in ambito europeo e internazionale offrono testimonianza eloquente di un approccio complesso ai nuovi scenari della sicurezza. Quello che sul piano interno si chiama coordinamento, sullo scacchiere internazionale si traduce nel concetto di cooperazione.

Ciò che è accaduto nel mondo a partire dal settembre del 2001 ha convinto anche i più scettici che la strada del coordinamento e della cooperazione è l’unica ad avere possibilità di successo rispetto a minacce asimmetriche, in primis quella del terrorismo, che si sta riaffacciando in maniera insidiosa e destabilizzante anche nelle città europee.

Lungimirante è l’introduzione in via sperimentale, nell’ambito del Corso di Alta formazione, di due moduli formativi in materia di criminalità economica e di criminalità informatica.

Se c’è un dato che emerge dalle più recenti indagini giudiziarie è il fatto che il riciclaggio costituisce spesso, oggi, la chiave di volta, il cuore, il moltiplicatore di forza, delle attività della criminalità organizzata e non solo. Pensiamo alle sue connessioni con il terrorismo internazionale, con il traffico di esseri umani, con il cybercrime.

In definitiva, le sfide che ci attendono non sono semplici. Velocità e complessità dei fenomeni ci chiamano a traguardi sempre più impegnativi.

Professionalità e responsabilità sono i due poli entro i quali, oggi, funzionari e ufficiali devono adempiere il pro-prio servizio a tutela delle Istituzioni democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza del Paese.

Quanto di completamente “nuovo” si è affacciato nel campo della sicurezza impone necessariamente una formazione di alto livello, dallo sguardo lungimirante e dall’approccio strutturato e solido.

Questa Scuola ha in sé, nelle ragioni stesse della sua fondazione, la capacità e la visione per formare funzionari e ufficiali delle Forze di polizia all’altezza di questo compito.

In queste aule si gettano le basi perché il nostro sistema di law enforcement possa continuare a rappresentare un modello studiato e apprezzato a livello internazionale.

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Ringrazio il Direttore della Scuola e rivolgo il mio più sentito augurio di buon lavoro a voi frequentatori del prossimo ciclo di studi.

Per concludere, come prevede la formula di rito, dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico 2023-2024 della Scuola di perfezionamento per le Forze di polizia.

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