Carcere di Cosenza, 7 indagati per traffico ed utilizzo di cellulari nel penitenziario

Le indagini sono state avviate dopo il rinvenimento di un micro telefono all’interno dell’istituto cosentino a carico di un detenuto

COSENZA – Il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria per la Calabria, ha condotto a termine, le indagini nei riguardi di cinque soggetti, all’epoca di fatti detenuti presso la Casa Circondariale di Cosenza e due familiari di soggetti ristretti, che devono rispondere a vario titolo del reato di cui all’art. 391 del codice penale che punisce l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria di Catanzaro e dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, sono state avviate in seguito al rinvenimento, nell’anno 2022, a carico di un detenuto, di un micro telefono cellulare all’interno dell’istituto cosentino. Le operazioni successivamente esperite, anche mediante lo sviluppo dei dati derivanti dal traffico telefonico, hanno consentito di ricostruire l’intera rete dei contatti telefonici tenuti indebitamente dai detenuti per mantenere i contatti con l’esterno, appurando il coinvolgimento di altri 4 soggetti ristretti, non inizialmente indagati e la complicità di due familiari di detenuti responsabili di aver procurato e consegnato apparati e schede telefoniche ai propri familiari ristretti.

L’esame dei tabulati da parte del personale del Nucleo Investigativo e l’utilizzo delle più recenti tecniche investigative in materia da parte del NIC anche supportate dal patrimonio informativo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha consentito di pervenire più efficacemente all’individuazione dei detenuti responsabili e accertare contestualmente, le modalità e gli espedienti utilizzati dai familiari per l’introduzione di materiale illecito tesi a garantire ai ristretti il mantenimento di contatti illeciti con la realtà esterna. A tal riguardo, è noto infatti, come il possesso e la possibilità di utilizzare il telefonino, oltre ad alimentare una ‘supremazia’ nell’ambito dei rapporti carcerari, permette al detenuto di mantenere continui rapporti con l’ambiente esterno di provenienza e persino di continuare a impartire disposizioni criminose.

All’esito delle risultanze raccolte dagli investigatori, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza ha emesso un provvedimento, poi notificato dal Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria, di avviso di conclusioni delle indagini per i sette, alcuni dei quali sono ancora in stato di detenzione.(quicosenza)

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