Blitz nelle carceri di Asti e Alessandria, Scalfarotto: “Strutture e personale carenti”
Il senatore, membro della Commissione Giustizia, ha visitato a sorpresa i due penitenziari: “Necessario investire risorse”
Una visita a sorpresa per valutare il reale stato di salute di alcuni penitenziari piemontesi. Con esito non positivo: “Il drammatico stato di sovraffollamento delle carceri italiane e il personale penitenziario sottodimensionato sono dati che non risparmiano le carceri piemontesi”, dice il senatore di Italia Viva e membro della Commissione Giustizia Ivan Scalfarotto.
“Dopo il Lorusso e Cutugno di Torino, ho visitato le Case di reclusione di Asti e di Alessandria. Ad Asti, il carcere di Quarto rientra tra quelli ad alta sicurezza: ospita detenuti appartenenti a organizzazioni di stampo mafioso condannati a pesanti pene detentive. Anche al San Michele di Alessandria si tratta di condannati a pene definitive, ma l’alta sicurezza riguarda solo un piccolo gruppo di condannati per reati di terrorismo internazionale o per fini politici. In compenso, ad Alessandria, in una struttura a parte, che costituisce un vero e proprio carcere nel carcere, sono ospitati alcune decine di collaboratori di giustizia”.
“Si tratta di due carceri fotocopia, realizzati sulla base di identici progetti all’epoca delle cosiddette ‘carceri d’oro’ – prosegue Sclafarotto – Strutture che hanno urgente bisogno di investimenti, sovraffollate, con celle che ospitano due persone quando sono state evidentemente progettate per essere singole, senza acqua calda nelle celle e con le docce in comune. Non migliore la situazione della polizia penitenziaria alla quale è richiesto uno sforzo che va al di là di ogni ragionevolezza, sottodimensionato com’è e costretto a turni massacranti”.
L’appello al termine della giornata in Piemonte: “Occorre investire risorse e non perdere di vista il mondo delle carceri in modo tale da renderle più dignitose, efficienti, e capaci, attraverso il reinserimento lavorativo e le attività trattamentali, di adempiere a quella funzione rieducativa che non è solo un obbligo costituzionale, ma una specifica esigenza della società”.(rainews)