Aggressioni e disordini nel carcere di Prato, proclamato lo stato di agitazione della polizia penitenziaria
Duro documento delle organizzazioni sindacali inviato agli uffici del ministero della Giustizia, al Dap toscano, alla direzione della Dogaia, al prefetto, al questore e al sindaco. Sotto accusa “l’elevata presenza di detenuti con problemi psichiatrici” e “il trasferimento di persone da altri istituti per motivi di ordine e sicurezza”
Troppi detenuti con problemi psichiatrici, troppi detenuti trasferiti da altri istituti in seguito a problemi di ordine e sicurezza, troppe aggressioni, troppi disordini: la polizia penitenziaria in servizio al carcere di Prato dice basta e lo fa proclamando lo stato di agitazione. A far traboccare il vaso è stata l’ultima aggressione, una settimana fa, ai danni di un assistente capo che è finito all’ospedale con il setto nasale e due denti rotti
Sono cinque le organizzazioni sindacali che hanno indetto lo stato di agitazione: Sappe, Osapp, Uil, Uspp, Fsa Cnpp. “Chiediamo all’amministrazione penitenziaria – si legge in un documento – di intervenire urgentemente con provvedimenti, anche straordinari, prima che la situazione degeneri ulteriormente”.
Nessuno, un giorno, potrà dire di non aver saputo, di non aver capito, di non aver percepito il grave disagio della polizia penitenziaria della Dogaia: il documento è stato inviato agli uffici del ministero della Giustizia, al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria della Toscana, alla direzione del carcere, al prefetto, al questore, al sindaco. Tutti già sapevano ma se a qualcuno fosse sfuggito, ecco un riepilogo delle ragioni per le quali i lavoratori metteranno in atto, via via, iniziative di protesta.
“Questo stato di totale abbandono in cui il personale si sente, deve cessare – il testo del documento – i poliziotti penitenziari, padri di famiglia, hanno bisogno di svolgere il proprio compito nelle migliori condizioni possibili, quantomeno nelle condizioni previste dai contratti e dalle norme che regolano la vita penitenziaria”. Si fa riferimento all’elevato numero di detenuti psichiatrici, “soggetti liberi di agire tranquillamente” – parole testuali – “per la mancanza di leggi per reati specifici contro il personale penitenziario”. E poi ci sono i detenuti particolarmente difficili che, dopo aver creato problemi e disordini altrove, vengono trasferiti a Prato.
“Non accetteremo più che le aggressioni vengano definite eventi critici o rischi del mestiere”, fanno sapere le organizzazioni sindacali.
Al Dap la richiesta di una immediata e urgente verifica “sulla gestione del personale della Dogaia e sui detenuti”, e al sottosegretario alla Giustizia quella di “una vera revisione delle piante organiche e l’avvio di una politica gestionale degli istituti improntata a rendere sicuro il lavoro della polizia penitenziaria”.
Nei giorni scorsi la Funzine pubblica Cgil Prato ha annunciato un esposto per chiedere alla procura di valutare la sussistenza di profili penali relativamente alla carenza di Rems o di sezioni, all’interno della Dogaia, destinate ai detenuti pschiatrici.(notiziediprato)