“Celebriamo oggi il centenario del passaggio della Direzione generale delle carceri e dei riformatori dal ministero dell’Interno a quello della Giustizia. Un passaggio che fu sollecitato proprio dall’allora Guardasigilli nell’ambito di un riordino del sistema tributario e della pubblica amministrazione. E con il quale venivano trasferiti alla giustizia non solo i servizi e le competenze di quelle che poi sarebbero diventate l’Amministrazione penitenziaria e l’Amministrazione minorile, ma anche tutto il personale che vi operava. E quindi anche di quel Corpo di Agenti di custodia, oggi Polizia Penitenziaria, che dalla sua fondazione, 205 anni fa, costituisce il primo garante della sicurezza e della legalità negli istituti penitenziari. Donne e uomini che rappresentano uno dei volti dello Stato, un presidio di sicurezza e di garanzia di legalità, ai quali dobbiamo tutti noi profonda gratitudine, poiché quotidianamente e con abnegazione affrontano un lavoro difficile, impegnativo e rischioso, di cui ben poco si conoscono sfaccettature e delicatezza”.
Così, in occasione dei cent’anni della ricorrenza di quanto disposto dal Regio Decreto 31 dicembre 1922 n. 1718 a decorrere dal 15 gennaio 1923, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo rivolge un pensiero riconoscente verso il ruolo e l’importanza del Corpo, con un occhio agli intenti per il futuro. “Sono da pochi giorni a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e di tutto il personale che ne costituisce la grande risorsa umana. È mio intendimento, condiviso dal ministro Nordio, impegnarmi per potenziarne professionalità e formazione, con l’obiettivo di affermare quei valori che la Costituzione assegna alla missione rieducativa dell’esecuzione penale. E, al tempo stesso” conclude Russo, “investire in risorse e strumenti che permettano agli appartenenti al Corpo di espletare i compiti di servizio in sicurezza e con efficacia”.