La Cassazione conferma la condanna per danneggiamento, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale. Niente attenuanti generiche a causa dei suoi precedenti
Aveva dato in escandescenze nel carcere di Lucca. Detenuto di origini straniere, già conosciuto all’autorità giudiziaria per vari reati, è stato condannato in via definitiva per danneggiamento, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale.
Il 41enne durante alcune proteste di detenuti al San Giorgio aveva minacciato di fronte ad altre persone il personale di polizia e partecipato alle fasi più violente della contestazione che avevano portato anche a danneggiare le celle. Poi si era rivolto con parole offensive agli agenti di polizia penitenziaria e i giudici, proprio in virtù dei suoi precedenti e della gravità delle accuse e delle prove raccolte non gli hanno concesso nemmeno le attenuanti generiche.
Proprio per cercare di avere un riduzione di pena il cittadino di origine tunisina tramite i suoi legali aveva proposto ricorso per Cassazione contro la sentenza di condanna della corte d’Appello del 2020 che aveva ratificato la precedente decisione dei giudici cittadini del 2016 all’epoca dei fatti contestati. Per lui e per il suo avvocato “la Corte non poteva negare il riconoscimento delle attenuanti generiche per la presenza di precedenti penali (nella specie legati ad un percorso di sofferenza per uno stile di vita condizionato da precarie condizioni economiche e sociali), dovendo esaminare complessivamente il suo comportamento”.
Di diverso avviso gli ermellini che hanno dichiarato inammissibile il suo ricorso confermando la sentenza di secondo grado e condannandolo anche alle spese legali e di giudizio oltre a 3mila euro di ammenda. Si legge in sentenza a proposito del capo d’imputazione relativo all’oltraggio a pubblico ufficiale: “Ebbene, sin dal primo grado era stata accertata la presenza a pochi metri di altri detenuti nelle celle vicine (poste a fianco e di fronte a quella dell’imputato) e in tale prospettiva correttamente la corte di Appello ha richiamato il principio più volte affermato dalla suprema corte, secondo cui, ai fini della configurabilità del reato di oltraggio, è sufficiente che le espressioni offensive rivolte al pubblico ufficiale possano essere udite dai presenti, poiché già questa potenzialità costituisce un aggravio psicologico che può compromettere la sua prestazione, disturbandolo mentre compie un atto del suo ufficio, facendogli avvertire condizioni avverse, per lui e per la pubblica amministrazione di cui fa parte, e ulteriori rispetto a quelle ordinarie”.
La condanna si sommerà alle altre e alla fine sarà il giudice dell’esecuzione a stabilire la pena finale da scontare.(luccaindiretta)