Il NotiziAlsippe del 12 novembre

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In carcere la conta dei danni dopo i disordini di ieri: una cinquantina i detenuti coinvolti nei tumulti al Cerialdo

Rientrato solamente verso sera il piano di emergenza attivato sotto il coordinamento del questore Carmine Rocco Grassi col coinvolgimento di oltre cento agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale

Due agenti di Polizia Penitenziaria feriti, un centinaio di uomini mobilitati tra agenti della Polizia di Stato (presenti con personale territoriale e il supporto di Squadra Mobile e Uopi, Unità Operative Pronto Intervento), Carabinieri giunti anche dalle Compagnie di Alba e Saluzzo, uomini della Guardia di Finanza, pattuglie della Polizia Locale cuneese per i blocchi stradali necessari a mantenere la zona in sicurezza, evitando possibili fughe o interferenze dall’esterno.  Il tutto per contenere disordini che hanno causato ingenti danni materiali alle due sezioni carcerarie, la seconda e la quarta, interessate da allagamenti e danneggiamenti a strutture quali gli impianti di video sorveglianza interni. Tumulti che hanno coinvolto una cinquantina di detenuti sui 400 complessivamente ristretti in una struttura che nel pomeriggio di ieri, lunedì 12 novembre, è risalita agli onori delle cronache dopo le aggressioni ai danni di agenti denunciate a più riprese negli ultimi mesi dai sindacati della Polizia Penitenziaria e dopo l’indagine che vede la Procura della Repubblica indagare su 33 sorveglianti accusati di presunte violenze nei riguardi di detenuti.

E’ questo un sommario bilancio dei disordini verificatisi ieri nella casa circondariale cuneese.

Il piano di emergenza è scattato alle 14.20 con la richiesta di intervento partita dal direttore della struttura, una volta sentito il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, vista la difficoltà degli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio al suo interno di mettersi in contatto in tempo reale coi colleghi incaricati della sorveglianza nelle due sezioni interessate dai disordini.   

Da lì l’attivazione della procedura che, in casi di crisi quali quello di ieri, prevede possa essere fatta richiesta di intervento da parte di forze esterne alla casa circondariale. Autorizzato dal prefetto, il piano è stato attuato sotto il coordinamento operativo del questore Carmine Rocco Grassi, che ha diretto le operazioni dall’unità di crisi costituita nella sala operativa della Questura.

Operazioni che si sono concluse solamente cinque ore dopo, alle 19, con la cessazione dello stato di emergenza formalizzata dal direttore dopo aver accertato che il personale della Penitenziaria era sì impossibilitato a fare comunicazioni verso l’esterno, ma aveva recuperato il controllo delle zone teatro della sommossa.

Le forze dell’ordine intervenute dall’esterno avevano contribuito a ripristinare l’ordine nelle sezioni interessate dai disordini, dove l’apertura dei varchi da parte di alcuni reclusi aveva anche fatto venire a contatto due fazioni di detenuti che si erano pure fronteggiati tra loro provocando un grave parapiglia.

In quel frangente il ferimento degli agenti: un primo, colpito in modo più lieve, ha trovato riparo in una guardiola blindata. Un secondo, impegnato a far rientrare in cella un detenuto, ha subito un trauma alla regione orbitale ed è stato portato in ospedale per le cure del caso.

Una situazione complicata, normalizzata anche grazie all’arrivo da Torino di alcuni reparti speciali della Penitenziaria, mentre con la mediazione di un agente della Questura si convinceva il detenuto intanto salito per protesta sul tetto del penitenziario a ritornare nei propri ranghi: l’uomo, un cittadino straniero, non sarebbe stato nuovo a simili azioni, essendo stato protagonista di un’analoga protesta nel settembre scorso. La sua rivendicazione era quella di venire espulso dal territorio italiano per scontare nel proprio Paese l’ultimo anno di condanna.

Ora da parte della direzione del carcere è in corso la conta dei danni provocati anche dall’allagamento di alcuni spazi, col danneggiamento di strutture e infrastrutture elettroniche.

“Possiamo esprimere – spiega il questore Grassi, che ha coordinato le operazioni – soddisfazione per i rapidissimi tempi coi quali è stata data risposta all’emergenza, come anche per la sua gestione successiva. La difficoltà era capire ciò che stava succedendo dentro al carcere, col concreto rischio che uno o più agenti della Polizia Penitenziaria potessero essere ostaggi dei reclusi, cosa che per un momento è anche avvenuta. L’intervento successivo ha consentito di gestire la situazione, lasciando poi alla Penitenziaria, che ne ha comunque sempre avuto il controllo, l’intervento diretto sui detenuti autori dei tumulti. E’ stata data una efficace prova di coordinamento delle forze coinvolte nell’unità di crisi, cui hanno preso parte il prefetto e i rispettivi comandanti provinciali”.(lavocedialba)

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