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 “Lo scorso venerdì abbiamo visitato l’istituto penitenziario veronese Montorio”. Così i consiglieri regionali Tomas Piccinini (Veneta Autonomia)  ed Enrico Corsi (Lega – Liga Veneta), che chiedono azioni concrete per risolvere una situazione divenuta ormai ingestibile sia per chi vive che per chi lavora all’interno della struttura detentiva.

“In merito alle condizioni della Casa circondariale di Verona Montorio, – proseguono i consiglieri – si sono recentemente sollevate polemiche sia da parte di Alsippe, Alleanza Sindacale Polizia Penitenziaria, che della Camera Penale della città scaligera. La situazione, già esposta in un report del 2022 pubblicato da Antigone, associazione che opera a tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, e rilanciata a più riprese dalla stampa locale, è tornata alla ribalta della cronaca il mese scorso, dopo l’ultimo dei sei suicidi che hanno interessato la struttura detentiva nel solo 2024. Sovraffollamento e condizioni di abitabilità precarie hanno esacerbato una situazione già critica – spiega il consigliere Tomas Piccinini –. A fine giugno, all’interno dell’istituto, erano presenti 608 detenuti, invece dei 335 previsti come capienza massima. Un disagio collettivo che non può far altro che portare a tensioni insostenibili, sia per chi vive che per chi lavora all’interno della struttura, con episodi sempre più frequenti di aggressione e autolesionismo. Ogni agente penitenziario deve sovrintendere ad un numero di detenuti umanamente impossibile da gestire, specialmente se si tratta di persone facinorose o con fragilità psichiche. Questi agenti, la cui professionalità è davvero lodevole, sono sottoposti ad una situazione di rischio costante, dalla quale deriva uno stress sempre più difficili da tollerare. D’altro canto la condizione dei detenuti è altrettanto problematica, andando a favorire inevitabilmente l’esplosione di quei fenomeni di violenza che siamo soliti apprendere dai notiziari. L’azione deve dunque essere duplice: da una parte è necessario aumentare il personale nella struttura, in modo tale da alleggerire l’attività di chi già opera all’interno del penitenziario, dall’altra è doveroso provvedere ad un deciso miglioramento delle condizioni abitative di chi è detenuto. Solo così – conclude Piccinini – riusciremo a porre rimedio ai drammatici eventi ai quali da tempo stiamo assistendo”.

“Purtroppo questa situazione è in parte ascrivibile a quella mancata capacità di dare una risposta efficace all’emergenza immigrazione – spiega il consigliere Enrico Corsi –. È necessario strutturare un modello di accoglienza virtuoso e controllato altrimenti questo fenomeno, complesso e delicato, resta e resterà un problema, generandone altri a cascata. La mancanza di adozione di una politica migratoria mirata ed organica e la carenza di opportunità lavorative espongono gli stranieri operosi a condizioni di precarietà e marginalizzazione sempre più elevate, mentre chi invece non ha una condotta onesta e regolata trova terreno fertile per vivere di espedienti illeciti. Infatti, sono oltre 40 le nazionalità rappresentate tra la popolazione detenuta nel carcere di Verona. Questo implica: differenti lingue parlate, esigenze legate al segretariato sociale da gestire, differenti religioni e abitudini alimentari. Pochi esempi, ma che rimandano a una situazione spinosa che accomuna anche altre carceri del Nord e che, se non saremo pronti a risolvere, potrà solo peggiorare. Mi preme dunque rivolgere un sincero ringraziamento a tutti gli agenti penitenziari e al personale che opera quotidianamente all’interno queste strutture, sulle cui spalle grava la maggior parte delle criticità qui esposte e senza la cui professionalità, impegno e umanità questa situazione sarebbe esplosa da tempo in fenomeni ben peggiori di quelli a cui abbiamo già tristemente assistito”, conclude Enrico Corsi.(consiglioveneto.it)

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