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Il NotiziAlsippe del 25 giugno

Una droga pericolosa e poco costosa, potenzialmente letale anche assumendone una dose equivalente a una punta di matita. Il fentanyl è al centro dell’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alla conferenza stampa di presentazione, a palazzo Chigi, della Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia.

“Abbiamo disposto una mirata attività di monitoraggio sulla diffusione all’interno degli istituti penitenziari”, ha detto il Guardasigilli, “sia sull’utilizzo del farmaco che sulle prassi di somministrazione”. Il fentanyl è infatti un forte analgesico, oppioide prodotto da sintesi chimica, che di solito viene somministrato, dietro prescrizione medica, ai pazienti oncologici. Usato come stupefacente, è 100 volte più potente della morfina e 50 volte più potente dell’eroina.

Con l’attività avviata da via Arenula, il ministro Nordio ha spiegato che i provveditorati regionali sono stati invitati a comunicare agli istituti di propria competenza diverse informazioni: tra l’altro, i quantitativi di farmaci fentanyl presenti nelle infermerie, e in quali forme; quanti sono i pazienti ai quali viene prescritto il farmaco (in forma anonima), la tipologia di trattamento sanitario e le dosi quotidianamente distribuite. Ma anche informazioni sulle modalità operative di circolazione del farmaco: se per esempio i “cerotti” vengono riconsegnati dal paziente dopo l’uso, ovvero se rimangono nella sua disponibilità. Questo, per intervenire sul rischio che “i cerotti vengano scambiati tra persone detenute”, ha evidenziato il Ministro.

Non solo carceri: il fentanyl può essere individuato anche nel corso delle indagini preliminari per reati connessi alle droghe. Su questo fronte, ha ribadito Nordio, è in atto un dialogo con il procuratore generale della Cassazione e con il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo per  elaborare un documento, da trasmettere alle procure territoriali, con misure utili per contrastare il fenomeno in sede di indagini preliminari. L’obiettivo, ha spiegato il Guardasigilli, è “dare un’omogeneità di indirizzo per quanto riguarda le perizie e consulenze attraverso cui emerge la presenza di questa droga”.

“L’importante è che siamo consapevoli e che diffondiamo la consapevolezza della diffusione e della presenza di questa nuova droga”, ha sottolineato il Ministro, aggiungendo di essersi soffermato “sull’aspetto che ci sta più a cuore – quello che riguarda il mondo carcerario e il mondo dei processi -; ovviamente è necessaria anche l’attività di prevenzione avviata da questo governo”.

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