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Camera dei Deputati , seduta di Martedì 11 giugno 2024
Iniziative volte alla riduzione del sovraffollamento carcerario, al rafforzamento del personale amministrativo e di polizia penitenziaria, nonché alla realizzazione degli interventi di manutenzione e ristrutturazione degli istituti penitenziari, con particolare riguardo al carcere di Modena – 2-00364; 3-01246
B) Interpellanza e interrogazione
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
dall’ultimo rapporto Antigone risulta che, al 31 marzo 2024, 61.049 persone erano detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti, di cui 2.619 donne, il 4,3 per cento dei presenti, e 19.108 stranieri, il 31,3 per cento;
dalla fine del 2019 alla fine del 2020, a fronte delle misure deflattive adottate durante la pandemia, le presenze in carcere sono calate di 7.405 unità, per tornare a crescere di 770 unità nel 2021, di 2.062 nel 2022 e di 3.970 nel 2023. Nell’ultimo anno la crescita delle presenze è stata in media di 331 unità al mese che, se confermate anche nel 2024, porterebbero ad oltre 65.000 presenze entro la fine dell’anno;
il tasso di affollamento ufficiale ha raggiunto a livello nazionale il 119,3 per cento;
i tassi di affollamento più alti a livello regionale si continuano a registrare in Puglia (152,1 per cento), in Lombardia (143,9 per cento) e in Veneto (134,4 per cento). In Umbria ci si ferma al 115,1 per cento a cui corrispondono 1.548 detenuti a fronte di una capienza massima di 1.345 posti. A Perugia sono 421 i detenuti a fronte di 363 posti, a Terni 556 per 422 posti, a Spoleto 456 per 462 posti e a Orvieto 115 per 98 posti;
tra le soluzioni al sovraffollamento, sempre secondo Antigone, non c’è sicuramente quella dell’edilizia penitenziaria. I tempi medi di costruzione di un carcere sono stati circa di 8-10 anni. Il costo medio di un carcere per 400 persone è di circa 30 milioni di euro. Ciò significa che oggi ci vorrebbero circa 40 nuove carceri, per un costo di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Somme a cui si dovrebbero aggiungere anche quelle, ingenti, per assumere almeno 300 poliziotti a carcere, e quindi altre 12 mila unità di polizia penitenziaria, oltre a tutte le altre figure professionali, e ai servizi necessari per far funzionare gli istituti;
stanno crescendo i suicidi in carcere, che erano già 30 al 15 aprile 2024, dall’inizio dell’anno uno ogni 3,5 giorni. Nel 2022, quando poi a fine anno furono 85 (il numero più alto mai registrato), se ne erano registrati 20 nello stesso arco temporale. Cinque le persone che si sono tolte la vita nelle carceri dell’Umbria. Aumenta anche il numero di morti in carcere per cause diverse dal suicidio. Sono 42 alla stessa data, quando erano stati 88 in tutto il 2023;
nel rapporto di Antigone si evince che l’Umbria è la regione d’Italia in cui più volte si è applicato l’isolamento, in particolare a Capanne, con una media di 117,91 provvedimenti di isolamento disciplinare applicati nel 2022 per ogni 100 detenuti; a seguire ci sono Orvieto (99,78) e Spoleto (40,57). Perugia è anche uno degli istituti con il più alto tasso di detenuti stranieri (59,6 per cento);
la carenza di personale è una delle criticità sistemiche che attanagliano gli istituti penitenziari, con un rapporto detenuti/agenti attuale pari a 1,96 detenuti per agente, 2 detenuti per agente in Umbria, a fronte di una previsione di 1,5;
l’affollamento e la carenza di personale determinano altresì la mancanza di un’adeguata copertura di cure sanitarie, pochi fondi per la formazione e per il lavoro, anche in vista del reinserimento sociale;
a fronte di condizioni di vita di chi si trova in questi spazi ristretti e non adeguati, condannato o lavoratore che sia, si continuano a introdurre nuovi reati, inasprendo persino le pene, con il risultato che le carceri sono piene, non c’è personale sufficiente a gestire numeri elevatissimi, è messa a dura prova la sanità penitenziaria e non si investe nella formazione, strumento indispensabile per la rieducazione;
in Umbria risultano essere sempre più frequenti episodi di violenza e di aggressione tra detenuti e tra questi ultimi e il personale della polizia penitenziaria e nel territorio regionale non è presente alcuna residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza da destinare alla popolazione carceraria affetta da disturbi psichici e più complessivamente il sistema carcerario italiano non è dotato di un efficiente servizio psichiatrico con specialisti medici all’interno di ogni struttura penitenziaria a fronte dell’elevato numero di detenuti che presentano disturbi psichici –:
se e quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare per:
a) ridurre il sovraffollamento che costituisce un serissimo ostacolo a un’esecuzione della pena conforme ai precetti costituzionali e per favorire il graduale reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, prevenendo in tal modo i rischi di recidiva;
b) rafforzare il personale di servizio nelle carceri italiane sia a livello amministrativo che della polizia penitenziaria e integrare il loro trattamento, anche per assicurare a tutti gli operatori di svolgere in modo adeguato un lavoro così complesso e difficile;
c) intervenire sulle strutture carcerarie, con interventi di manutenzione e ristrutturazione, anche al fine di assicurare una piena ed effettiva tutela della salute dei detenuti a partire da quelli psicologicamente più fragili.
(2-00364) «Ascani, Vaccari».
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