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“Voi siete le antenne degli equilibri mafiosi dall’osservatorio speciale del carcere duro. Il vostro è un ruolo essenziale anche per le indagini che hanno potuto avvalersi della vostra conoscenza specialistica e del contatto con questi detenuti. Un lavoro che vi espone a molti rischi”.
Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha elogiato il ruolo del gruppo operativo mobile (Gom) del corpo di polizia penitenziaria, intervenendo alla cerimonia per i 25 anni dalla fondazione del reparto, tenutasi presso la scuola di formazione e aggiornamento “Giovanni Falcone” di Roma.
La nascita del Gom fu sancita dal decreto ministeriale del 19 febbraio 1999 allo scopo di dare una risposta immediata, all’indomani delle stragi di mafia, a situazioni di emergenza, criticità, eventi di rilievo eccezionale. Il provvedimento conferì una nuova veste istituzionale all’ordine di servizio firmato, due anni prima, dall’allora direttore generale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Michele Coiro. A lui, il ministro Nordio ha voluto inviare “un ricordo riverente per l’intuizione avuta, e per la sua onestà e capacità intellettuale”.
La qualifica attuale del Gom di “reparto specializzato del corpo di polizia penitenziaria” è stata attribuita dal decreto riorganizzativo del 30 luglio 2020. Una connotazione specialistica richiesta dall’articolo 41bis, comma 2-quater per la custodia dei detenuti sottoposti al regime speciale.
“Oggi il reparto è – come ha ricordato il capo del Dap Giovanni Russo – una realtà unica nel panorama mondiale proprio per il suo livello di specializzazione. Grazie alla sua cultura investigativa, il Gom è riuscito a trasformare il mero contenimento in analisi investigativa, a produrre nuove informazioni messe a disposizione in un circuito virtuoso”.
La cerimonia è stata introdotta dall’esecuzione dell’inno nazionale da parte di un quintetto della banda del corpo di polizia penitenziaria, diretta dal maestro Fausto Remini. Poi, la proiezione di un video celebrativo sull’attualità del Gruppo, un “presidio di sicurezza saldo e silenzioso”, come lo ha definito il suo direttore, il dirigente superiore Augusto Zaccariello.
Quindi, i dati sull’attività del reparto, forniti proprio da Zaccariello nel suo intervento: “Dall’anno della sua fondazione ad oggi, il Gom ha gestito 2.135 detenuti sottoposti al 41bis e circa 200 collaboratori di giustizia nella fase iniziale della scelta collaborativa. E, tra questi, anche soggetti provenienti dall’alta sicurezza. Ha inoltre garantito annualmente in media circa 1.300 servizi di traduzione e ha assicurato 1.487 azioni di piantonamento di soggetti a elevatissimo indice di pericolosità”. Al Gom si deve anche, ha ricordato il dirigente, l’attuazione in sicurezza di circa 400 multivideo-conferenze i processi con imputati al 41 bis.
Attualmente, il gruppo operativo mobile gestisce 725 detenuti soggetti al 41bis (224 appartenenti a cosa nostra, 234 alla camorra, 207 alla ndrangheta, 56 appartenenti ad altre compagini criminali e 4 terroristi.
Sono in forza al reparto 679 unità, distribuite in 12 reparti territoriali e in un ufficio centrale. Il personale è obbligato a una rotazione tra i reparti territoriali ogni 6 mesi, per evitare un’eccessiva esposizione al rischio derivante da contatti prolungati con i detenuti.
Ampio spazio nel corso della celebrazione al valore della memoria, quella storica, giudiziaria e umana. Un’importanza sottolineata dal Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, che nel ricordare le vittime si è detto intenzionato a fare tutto il possibile per individuare gli autori dell’omicidio di Pasquale Campanello, appartenente al Gom ucciso nel 1993. Un impegno apprezzato da Antonietta Oliva, vedova del vicebrigadiere ucciso dalla camorra solo perché lavorava a Poggioreale, dove erano rinchiusi i principali boss dell’organizzazione criminale.
“Mio padre ha pagato il prezzo di appartenere ai buoni e ai giusti”, ha detto poi Carmine Gaglione, figlio di Michele, agente trucidato nell’agosto del 1992 in risposta alle misure appena varate. Una morte che ci ricorda “cosa potesse significare in quell’estate indossare una divisa della polizia penitenziaria”, ha aggiunto Nando Dalla Chiesa.
Un video saluto dell’attrice Anna Valle, sorella di un appartenente al Gom, ha concluso la cerimonia nell’aula magna della Scuola. Dopo di che tutti i presenti, compresi i ragazzi di due scolaresche romane, hanno fatto visita alla teca Falcone, che custodisce la Fiat Croma a bordo della quale il 23 maggio 1992 persero la vita il giudice, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Fra questi, anche il caposcorta del magistrato, Antonio Montinaro, del quale la moglie, Tina, ha ricordato la figura di uomo e di marito. Lanciando, infine, ai giovani studenti che la ascoltavano l’invito ad apprezzare sempre il valore di chi, tra forze dell’ordine, svolge il proprio lavoro ogni giorno in silenzio, lontano dai clamori dei social e della cronaca, al servizio e a tutela di tutta la collettività.