Camera dei deputati seduta del 9 giugno ,Interrogazione dell’onorevole BOLDRINI indirizzata al Ministro della giustizia, sulla grave carenza di personale nella casa di reclusione di Porto Azzurro all’isola d’Elba
la casa di reclusione di Porto Azzurro all’isola d’Elba si trova in una fortezza spagnola edificata nel XVII secolo. Come tutti gli istituti penitenziari che si trovano in strutture storiche, anche il «Pasquale De Santis» necessita dunque di continui interventi di ristrutturazione, e gli spazi non sono strutturalmente adeguati al trattamento;
il principale problema dell’istituto, che ospita anche detenuti con problemi psichiatrici, tossicodipendenti e stranieri, oltre alla collocazione logistica che rende non agevoli gli spostamenti, è, sicuramente, la consistente carenza di personale, sia per quanto riguarda la polizia penitenziaria sia per il personale destinato alle aree educative, amministrative e sanitarie, come anche l’interrogante ha potuto verificare di persona nel corso di una visita effettuata nei giorni scorsi;
la direttrice è in missione da un anno poiché dirige anche la casa circondariale di Massa Marittima, e anche il Comandante della polizia penitenziaria svolge funzioni in altri istituti toscani; inoltre, a fronte di una presenza prevista di 205 agenti, la casa di reclusione dispone al momento di meno di 150 unità, così come risulta enormemente sottodimensionato il numero degli educatori, che si ferma a soli due a fronte di una previsione di dieci;
questa carenza in particolare ha un impatto negativo sul percorso di recupero dei detenuti e ostacola il loro accesso ai benefici previsti dalla legge;
non è presente un Nucleo traduzione e piantonamento e dunque a ogni esigenza di spostamento dei detenuti mancano agenti la cui presenza sarebbe necessaria in istituto: si parla di un numero molto elevato di spostamenti annui per visite mediche e ricoveri, considerato peraltro che nella casa di reclusione c’è carenza di medici specialistici;
appare anche problematica la convivenza tra condannati all’ergastolo – o comunque a lunghe pene detentive – e coloro che sono stati condannati a periodi più brevi di reclusione;
attualmente la richiesta di poter lavorare è comune a tutti i detenuti: in passato lavorava l’80 per cento circa dei reclusi, Porto Azzurro era considerato un vero modello per i percorsi lavorativi e di reinserimento dei detenuti, mentre a oggi soltanto un terzo ha accesso ad attività lavorative e in modo discontinuo; va inoltre tenuto presente che per problemi burocratici si può rimanere in attesa anche un anno prima di essere ammessi al lavoro –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover con urgenza adottare le iniziative necessarie, sia organizzative sia finanziarie, per dotare la casa di reclusione di Porto Azzurro del personale necessario a consentire un adeguato trattamento penitenziario, fondamentale per la funzione rieducativa della pena di cui all’articolo 27 della Costituzione, nonché a garantire la sicurezza e condizioni di lavoro accettabili per gli operatori.
(4-01151)