Arezzo, detenuto riceve in carcere pacco regalo con dentro smartphone: denunciato
Dentro al pacco spedito al detenuto del carcere di Arezzo, un cittadino nigeriano, non c’era una lima come nei fumetti ma uno smartphone di ultima generazione. Vietatissimo. Anzi, reato (articolo 391-ter del codice penale). Per questo un quarantenne africano è stato denunciato dalla polizia penitenziaria ed allunga così la sfilza dei suoi guai giudiziaria: sta scontando 4 anni di reclusione per spaccio di sostanza stupefacente ed è anche in custodia cautelare per un’altra vicenda sempre in ambito di droga, dello scorso agosto.
E’ un assiduo frequentatore della zona dello smercio di sostanze stupefacenti ai giardini di Campo di Marte e si trova recluso alla Casa circondariale San Benedetto in via Garibaldi. Lo scorso novembre, in largo anticipo rispetto al Natale, gli è arrivato per posta un pacco spedito dal Valdarno da suoi amici. L’involucro è stato sottoposto agli accertamenti di rito nella filiera di controlli attuati in un istituto di pena.
E, aprendolo, gli agenti della penitenziaria si sono trovati di fronte il telefono cellulare. E’ stato ovviamente bloccato e posto sotto sequestro ed è seguita una attività di accertamento, come da prassi. Gli atti sono stati trasmessi alla procura di Arezzo per la convalida del provvedimento adottato mentre la denuncia seguirà il suo corso. Un dispositivo del genere in un carcere non può e non deve entrare, infatti è stato bloccato. Però vuol dire che c’è chi ci prova e se trovasse delle maglie larghe potrebbe anche farcela ad introdurre oggetti vietati, perfino pericolosi.
L’articolo 391 del codice penale prevede in caso di condanna una pena che va da un anno di reclusione a quattro e punisce il detenuto che indebitamente riceve un apparecchio telefonico o altro dispositivo idoneo ad effettuare comunicazioni. Dialoghi con l’esterno possono avvenire, si sa, solo in modo disciplinato attraverso gli incontri regolati nella struttura, con tutte le misure del caso.
Ma da parte sua il nigeriano ha risposto agli inquirenti che lui non ne sapeva nulla di quello smartphone e che attendeva soltanto dei vestiti. A difenderlo è l’avvocato che lo assiste anche nelle precedenti vicende. Tra l’altro pare che il cellulare fosse senza sim card, quindi “innocuo”. Vedremo comunque più avanti gli sviluppi giudiziari sul caso del pacco regalo vietato al detenuto.(corrierediarezzo)