Caccia ai complici che hanno fatto arrivare i telefonini ai mafiosi e ai camorristi dell’alta sicurezza
Cosa nostra, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita.
Non manca proprio niente nella maxi operazione “Babbo Natale” che ha portato al sequestro in carcere di diversi telefonini entrati clandestinamente nell’alta sicurezza e finiti nella disponibilità di criminali di grosso calibro.
Importante l’azione investigativa della Polizia penitenziaria e il successivo intervento all’interno dell’istituto di Borgata Aurelia attraverso controlli, ispezioni e perquisizioni, che ha visto l’impiego di oltre cento unità tra uomini e donne agli ordini del comandante Egidio Giramma, da poco tornato a Civitavecchia alla guida della Casa Circondariale.
Le indagini vanno avanti, seppure gli inquirenti preferiscono non parlare della vicenda e mantenere il massimo riserbo circa i contorni della storia che nella giornata di martedì è finita sul tavolo del magistrato.
Tuttavia le indiscrezioni parlano di diciassette uomini, affiliati a clan diversi, finiti nella rete della Polizia penitenziaria, che a quanto pare non avrebbe ancora concluso l’inchiesta.
L’attività è in piedi e non è escluso che nel giro di pochi giorni possa portare ad ulteriori interessanti sviluppi.
I telefonini sono stati sequestrati e i diciassette possessori sono stati intercettati: gli agenti dovranno ora stabilire con quali modalità qualcuno è riuscito ad introdurre i cellulari nel carcere civitavecchiese affinché i detenuti dell’alta sicurezza potessero farne uso. Il sospetto è che i telefonini possano essere entrati a più riprese, considerata l’attenzione e la frequenza con cui vengono espletati i controlli all’interno della struttura detentiva.
A quanto pare i primi indagati sarebbero già stati interrogati, ma il lavoro della Polizia penitenziaria è destinato a protrarsi oltre le festività natalizie e potrebbe toccare anche altri soggetti, per il momento ancora estranei a una delle inchieste più complesse portate a compimento dalla Polizia penitenziaria all’interno della Casa circondariale di Civitavecchia.