Agenti in sciopero della mensa. I problemi sono i turni massacranti, le ferie natalizie negate e sempre più detenuti, mentre le guardie vengono ridotte
I sindacati della polizia penitenziaria del carcere di via Gleno a Bergamo hanno avviato, in questi giorni, una manifestazione di protesta per «evidenziare che da oltre un anno è in essere uno stato di agitazione presso l’Istituto di Bergamo, senza che alcun cenno di attenzione concreto risulti esser stato rivolto nei riguardi delle ragioni rivendicate dal personale di Polizia penitenziaria». La protesta, intanto, parte dall’astensione dalla fruizione della mensa obbligatoria di servizio da parte delle donne e degli uomini appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.
I sindacati della polizia penitenziaria del carcere di via Gleno a Bergamo hanno avviato, in questi giorni, una manifestazione di protesta per «evidenziare che da oltre un anno è in essere uno stato di agitazione presso l’Istituto di Bergamo, senza che alcun cenno di attenzione concreto risulti esser stato rivolto nei riguardi delle ragioni rivendicate dal personale di Polizia penitenziaria». La protesta, intanto, parte dall’astensione dalla fruizione della mensa obbligatoria di servizio da parte delle donne e degli uomini appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.
«Da mesi (se non anni) – scrivono al direttore del carcere e al provveditore regionale i responsabili della struttura per Sappe, Sinappe, Uil Pa, Uspp e Fns Cisl, Tersigni, Balice, Mento, Pipola e Sole – denunciamo le impietose condizioni in cui versa l’organico, caratterizzato negativamente da un lento ma costante processo di depauperamento delle precarie risorse umane. Abbiamo chiesto competenti interventi a riguardo, senza che nulla sia stato fatto».
Il personale di Polizia Penitenziaria opererebbe ormai dal 2020 su un’organizzazione del lavoro con turni di lavoro massacranti di minimo otto ore (con conseguente espletamento obbligatorio di almeno due ore di straordinario al giorno), quando non si arriva addirittura a dieci-dodici ore di lavoro al giorno in occasione di piantonamenti di detenuti in pronto soccorso, e ciò senza nemmeno cambio per riposare, a causa della carenza di personale.
I sindacati della polizia penitenziaria del carcere di via Gleno a Bergamo hanno avviato, in questi giorni, una manifestazione di protesta per «evidenziare che da oltre un anno è in essere uno stato di agitazione presso l’Istituto di Bergamo, senza che alcun cenno di attenzione concreto risulti esser stato rivolto nei riguardi delle ragioni rivendicate dal personale di Polizia penitenziaria». La protesta, intanto, parte dall’astensione dalla fruizione della mensa obbligatoria di servizio da parte delle donne e degli uomini appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.
«Da mesi (se non anni) – scrivono al direttore del carcere e al provveditore regionale i responsabili della struttura per Sappe, Sinappe, Uil Pa, Uspp e Fns Cisl, Tersigni, Balice, Mento, Pipola e Sole – denunciamo le impietose condizioni in cui versa l’organico, caratterizzato negativamente da un lento ma costante processo di depauperamento delle precarie risorse umane. Abbiamo chiesto competenti interventi a riguardo, senza che nulla sia stato fatto».
Il personale di Polizia Penitenziaria opererebbe ormai dal 2020 su un’organizzazione del lavoro con turni di lavoro massacranti di minimo otto ore (con conseguente espletamento obbligatorio di almeno due ore di straordinario al giorno), quando non si arriva addirittura a dieci-dodici ore di lavoro al giorno in occasione di piantonamenti di detenuti in pronto soccorso, e ciò senza nemmeno cambio per riposare, a causa della carenza di personale.
«Da ultimo, ma non per importanza – si legge ancora nella nota -, contestiamo con forza il diniego alle ferie natalizie a ben venti colleghi, che non potranno raggiungere i propri cari e trascorrere con loro le prossime festività: è inaccettabile e paradossale, dal momento in cui la pianificazione delle ferie sta sconfessando tutti i principi dettati dal Protocollo di Intesa Regionale. Ed anche la nota della Direzione del 28 novembre appare contraria a quei principi. Disarmante, infatti, è rilevare che una Direzione possa affermare che gli accordi sindacali regionali non si possano applicare. Così come incoerente risulta che la stessa Direzione non abbia mai avviato un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, proprio per il rispetto degli accordi che non possono essere sconfessati»
I sindacati hanno ancora una volta chiesto l’attenzione ed il riguardo da parte delle istituzioni, ricordando che la riduzione dell’organico di Polizia Penitenziaria di Bergamo è inversamente proporzionale a quello della popolazione detenuta, in costante crescita nonostante il carcere di via Gleno sia uno dei più sovraffollati d’Italia, con contorni seriamente preoccupanti.(primabergamo)