Condannati a 10 mesi di reclusione per lesioni personali i due imputati, assolti entrambi per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Condanna ad una provvisionale di 10 mila euro in favore della parte civile e al pagamento delle spese processuali. E’ quanto stabilito dal giudice oggi a Perugia per padre e figlio, imputati per aver picchiato brutalmente un agente della polizia penitenziaria del carcere perugino di Capanne. Il padre era già detenuto per altri reati, inserito tra i cento latitanti più pericolosi d’Italia, mentre il secondo (figlio) era incensurato.
I fatti risalgono a febbraio 2020 quando durante un colloquio il detenuto (padre), insieme al figlio, picchiò l’agente scagliandosi con violenza contro di lui. L’assistente capo picchiato era intervenuto per prestare soccorso a un suo collega che aveva invitato il detenuto a porre termine al colloquio visivo all’interno della stanza colloqui del carcere per scadenza del tempo.
Le urla lo hanno spinto ad intervenire e quando è entrato nella stanza colloqui ha visto la moglie del detenuto che, nel tentativo di trattenere il marito, era caduta sbattendo violentemente la testa sul pavimento.
L’istinto dell’agente – da quanto appreso – era stato quello di abbassarsi per aiutare la donna caduta a terra, ma in quel momento padre e figlio si sono scagliati con violenza su di lui per opporsi al suo intervento.
Contusione commotiva, contusioni multiple del volto con tumefazione orbita di sinistra, contusione della parete addominale. Queste le lesioni provocate all’agente, difeso dal legale, l’avvocato Michele Maria Gambini. Lesioni tali da richiederne l’accompagnamento d’urgenza a mezzo ambulanza all’ospedale di Perugia e, ancora oggi, ne sta pagando le conseguenze per danni fisici subiti. Inizialmente è stato in malattia, poi per un breve periodo è tornato al lavoro, poi ancora in malattia. Solo di recente è stato riammesso. Il medico di base, così come i consulenti tecnici, avevano riscontrato uno stato di salute particolarmente grave, conseguente ai fatti per cui è causa.(umbriajournal)