Catanzaro, Fratelli d’Italia visita il carcere: «Qui per dire al personale che lo Stato è dalla loro parte»
Delegazione guidata da Delmastro Delle Vedove e dalla Ferro incontra il direttore Paravati. «Il Dap sia guidato da un agente penitenziario»
CATANZARO Una delegazione di Fratelli d’Italia, guidata dai deputati Andrea Delmastro Delle Vedove e Wanda Ferro, ha visitato oggi il carcere di Catanzaro. I parlamentari di FdI, accompagnati inoltre dal consigliere regionale Antonio Montuoro e dal consigliere provinciale Francesco Fragomele, hanno visitato i padiglioni dell’istituto penitenziario “Ugo Caridi”, incontrando il direttore della casa circondariale Angela Paravati e il personale. «La visita – ha spiegato Delmastro – nasce dal fatto che per Fratelli d’Italia si entra in carcere prima di tutto per incontrare gli agenti della polizia penitenziaria, uomini e donne in divisa che, spesso sotto organico, presidiano legalità e sicurezza, lavorano molto spesso in condizioni disumane e hanno bisogno di sentire che lo Stato è dalla loro parte. Abbiamo una serie di proposte di legge sulla polizia penitenziaria, è l’unica polizia il cui capo non veste la divisa. Ne è arrivato uno che – ha spiegato il deputato, che è capogruppo di FdI in commissione Esteri – è una sciagura del genere umano, anche alla luce delle battute che ha fatto sugli eroi antimafia. A esempio, nelle nostre proposte di legge vi è il fatto che Dap dev’essere in mano a un agente della polizia penitenziaria, perché conosce i problemi degli agenti della polizia penitenziaria. Così come stiamo cercando di rivedere il reato di tortura, che nella sua versione psichica vuol dire consegnare gli agenti della polizia penitenziaria in ostaggio a certe persone. Così come stiamo immaginando investimenti nei carceri per la no fly zone dei droni, la schermatura delle carceri: qui non è successo nulla ma nel marzo 2020 ci sono state rivolte devastanti coordinati dalla criminalità organizzata dall’esterno. E oggi gli agenti della polizia penitenziaria assistono a quello scempio morale di un ministero che ci costituisce contro gli agenti della polizia penitenziaria e non contro i detenuti che hanno generato decine di milioni di danni allo Stato italiano. Ci sarà, ci dovrà pure essere un partito che viene qui a incontrarli, a stare al loro fianco e a dire loro che abbiamo tutta un’altra visione della politica carceraria italiana».
Quanto al tema del sovraffollamento, Delmastro Delle Vedove ha ricordato che «la nostra risposta è di una facilità straordinaria: il refrain della sinistra è svuota-carceri e misure alternative alla detenzione, noi dicevamo che con il Pnrr c’era la possibilità di un grande investimento in edilizia carceraria e poi abbiamo una proposta semplice, semplice incredibilmente già approvata dal Parlamento, a prima firma del sottoscritto. Abbiamo 60mila detenuti circa in Italia, di questi 20mila sono detenuti stranieri: bene, noi riteniamo che chi, venuto in Italia, ha commesso delitti e ha rotto il patto di cittadinanza con il popolo italiano, possa scontare la pena nel paese di provenienza, così assaggia anche la civiltà giuridica delle loro patrie galere. Sono 20mila in meno, abbiamo già risolto il problema del sovraffollamento mandando a casa dei delinquenti che ci costano 137 euro al giorno. Provate a fare 137 costo medio di un detenuto, per 20mila i detenuti stranieri, per 365 giorni all’anno e- ha sottolineato il parlamentare di Fratelli d’Italia – abbiamo trovato anche i soldi per l’edilizia carceraria». A sua volta Wanda Ferro, coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia, ha osservato: «Noi abbiamo una visione che guarda ai detenuti, alla giusta integrazione alla possibilità di riscatto e nello stesso tempo al potenziamento della polizia penitenziaria e delle strutture, pensando alla realtà di Catanzaro ma non solo, ma anche a Rossano e a tutte le realtà calabresi, da Reggio a Vibo Valentia, e pensando anche a tutto quello che riguarda la parte psichiatrica, dove purtroppo, solo nel carcere di Catanzaro, ci sono solo 14 medici rispetto a oltre 90 casi. Questo dovrebbe fare la politica. Ci sono poi numerosi casi di suicidio, soprattutto ci sono casi in cui le sentenze arrivano a distanza di 20 anni, e questo – ha concluso la Ferro – lo riteniamo incredibile rispetto a una riforma della giustizia che dovrebbe dare certezza e con tempi certi e brevi». (redazione@corrierecal.it)