Agente penitenziario e deejay, assolto da una doppia accusa

Secondo un dirigente aveva prodotto un falso certificato di malattia e aveva animato una serata: nulla di vero, nessuna condanna per l’uomo

Fossano – Era accusato di aver prodotto un falso certificato di malattia per poi recarsi in una discoteca di Torino dove svolgeva il suo hobby di dj, ma entrambe le accuse sono state ritenute infondate dal giudice che ha assolto con formula piena P. P., agente di Polizia penitenziaria denunciato da un dirigente quando era in servizio presso la casa circondariale di Fossano nel settembre 2019.
I fatti risalgono alla fine di quel mese, quando P. P. accusa i classici sintomi influenzali e in seguito alla visita del medico presenta un certificato di malattia per tre giorni. La sera avrebbe dovuto fare il dj in un locale di Torino e chiese a un amico di sostituirlo: “Avrebbe potuto tenere la serata al posto mio, ma lavorava in una pizzeria e sarebbe stato disponibile solo a partire dall’una di notte”, ha riferito in aula l’agente.
A quel punto, l’uomo prese un’aspirina e si recò al locale per montare la consolle e consegnare all’amico la chiavetta mp3 su cui erano registrati i brani che avrebbe messo quella sera. “Sono rimasto fino al suo arrivo, gli ho consegnato le cose e me ne sono andato”, ha spiegato in aula l’agente. Una versione confermata anche dal proprietario del locale che non ricordava di averlo visto animare la serata di ballo.
“Quel certificato di malattia era vero come testimoniato dal medico – ha ricostruito in aula l’avvocato dell’agente -; lui era semplicemente andato a consegnare il materiale per tenere la serata di ballo, al di fuori dell’orario delle visite fiscali, ed è subito tornato a casa. Il giorno dopo avrebbe dovuto tenere una serata in un locale di Fossano ma si fece sostituire anche in quell’occasione. Nessuno dei due reati in realtà è stato provato perché nessuno dei due reati è stato commesso e la sua ottima condotta lavorativa è stata anche testimoniata dal direttore del carcere dove ora è in servizio”.
Una ricostruzione che è stata accolta dal giudice del dibattimento, che a fronte di una richiesta di condanna a un anno e sei mesi di reclusione, ha assolto l’agente P. P. con formula piena.(aguida.it)

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