Da un ordine di servizio letto dall’AGI risulta che il 3 dicembre non sono presenti i vertici della casa circondariale. “In casi come questo è presumibile che, se assenti tutte e quattro le figure apicali, la gestione passi agli ispettori” commentano dall’associazione Antigone che oggi avrebbe dovuto varcare le mura del carcere
A pochi giorni dal terzo suicidio nel giro di un mese, non c’è nessuno nel carcere di Pavia: né la direttrice in carica che però è in congedo, né chi ne fa le veci e nemmeno il Comandante della Polizia penitenziaria e la sua vice. E’ quanto risulta da un ordine di servizio letto dall’AGI e diffuso dall’associazione Antigone che per il 3 dicembre aveva ottenuto l’autorizzazione a una visita nella casa circondariale Torre del gallo.
“Non conosco le ragioni di queste assenze – commenta Valeria Verdolini, rappresentante lombarda di Antigone – ma certamente è un episodio sintomatico della situazione di disagio. In casi come questo è presumibile che, se assenti tutte e quattro le figure apicali, la gestione passi agli ispettori. Riproveremo comunque a tornare”.
Tre persone, di 47, 36 e 37 anni, si sono tolte la vita nel giro di un mese, tra il 25 ottobre e il 30 novembre. “Si rappresenta che occorre individuare altra data – si legge nella nota firmata dalla direttrice sostituta – vista l’assenza del direttore titolare e l’impossibilità del direttore in missione di essere presente e stante l’assenza temporanea in sede dle Comandante e del vice Comandante”.
Tanti atti di autolesionismo
Non solo i suicidi. “Sono numerosissimi gli atti di autolesionismo – spiega Laura Cesaris, garante dei detenuti in provincia di Pavia – . Due casi molto pesanti risalgono alll’estate scorsa con una persona che è andata in arresto cardiaco per avere perso troppo sangue”. Dei tre reclusi che si sono tolti la vita uno, di 47 anni, “aveva dei problemi psichiatrici gravi tanto che gli era stato concesso di scontare la misura all’esterno del carcere ma aveva commesso dei reati mentre era ‘fuori’”.
Nessuno dei tre avrebbe lasciato dei messaggi per spiegare il gesto. “Quello che mi lascia più amarezza – dice Cesaris – è che l’ultimo che si è suicidato, 37 anni, aveva un fine pena vicino, ad aprile 2023, e il fatto che si sia ucciso indica che nel suo futuro vedeva il nulla. In questo carcere sono quasi completamente assenti le attività finalizzate alla rieducazione della pena”.
“Mancano medici, lo psichiatra cuce le ferite”
Uno dei problemi che Cesaris sottolinea è quello della mancanza dell’assistenza sanitaria. “Siamo al lumicino, non è pensabile che lo psichiatra debba cucire le ferite. Ci sono solo due medici che si alternano. Ad agosto tutti e sei i medici che c’erano si sono dimessi perché hanno avuto accesso alla scuola di specialità. Del resto se si sa che un medico vaccinatore guadagna di più di uno che sta in carcere si può capire quanto non sia appetibile come posto”.(agi.it)