Con circa 320 incontri Clemente Russo è stato è il pugile con il maggior numero di match disputati di tutte le categorie e di tutte le sigle dilettantistiche della boxe italiana. Ma non è l’unico primato del campione di Marcianise a essere ricordato nel corso dell’evento celebrativo per la chiusura della carriera agonistica del pugile, tenutosi stamane al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP).
Campione del mondo dei dilettanti a Chicago 2007 e Almaty 2013, argento olimpico a Pechino 2008 e a Londra 2012 con innumerevoli partecipazioni e podi a competizioni internazionali, Clemente Russo, ribattezzato Tatanka (bisonte, per gli indiani d’America) stenta per primo a tenere il conto dei suoi successi e il numero avversari che ha messo KO (“ forse 214”ha tenuto a precisare il campione). Ricorda bene, invece, le emozioni più forti, positive e negative: la medaglia d’oro a Chicago e il dispiacere per non aver potuto partecipare, a causa del rinvio dovuto all’emergenza Covid.19, a Tokyo 2020, che avrebbe segnato un nuovo record: la sua quinta olimpiade.
L’incontro di oggi fortemente voluto dal capo DAP, Bernardo Petralia, dal suo vice Roberto Tartaglia e da Mariano Salvatori, responsabile del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre delle Polizia Penitenziaria cui Tatanka è entrato a far parte nel 2012 dopo aver militato nelle Fiamme Oro della Polizia di Stato.
“Per gli sport considerati minori, come il pugilato – ha detto Russo – i gruppi sportivi delle forze di polizia sono preziosi perché consentono a giovani che altrimenti non avrebbero potuto permetterselo di potersi dedicare interamente allo sport senza dover dividersi tra allenamenti e lavoro. Devo pertanto esprimere la mia gratitudine alle Fiamme Oro e alle Fiamme Azzurre per avermi dato questa opportunità”.
Gli aneddoti e i ricordi di sfide vinte narrati da Patrizio Oliva, Francesco Damiani e Maurizio Stecca (presenti all’evento), sportivi che hanno fatto la storia del pugilato in Italia e che hanno avuto un ruolo importante nella formazione di Russo, parlano di uno sport in cui “i valori dell’uomo devono conciliarsi con l’essere campioni” sottolinea Flavio D’Ambrosi, presidente FPI.
“Uno sport come lo intendeva Mimmo Brillantino” – ha ricordato il giornalista sportivo Luigi Panella, che insegnava boxe in un garage a Clemente e ad altri i giovani di Marcianise: “Nella boxe la difesa è al primo posto: se i pugni non li prendi, difficile perdere” – ha specificato – Un’idea che ancora stenta ad affermarsi e che Russo assicura promuoverà anche nel suo futuro ruolo di tecnico e non l’unico perché da tempo il pugile affianca allo sport incursioni nel mondo dello spettacolo.
“Un talento che ha in comune con me assieme al pugilato- rivela Patrizio Oliva, che da tempo si dedica al teatro – “Credo che chi sa coltivare il talento in un campo possa eccellere anche in altri” ha chiosato.
Al termine dell’incontro una targa ricordo è stata consegnata a Clemente Russo dal Capo Dipartimento Bernardo Petralia che, dopo aver confessato una grande passione da tradizione familiare per il pugilato ha dedicato al campione una riflessione scritta su ciò che sintetizza l’essenza del pugilato: “atletismo, cuore, sudore, umiltà, fatica, rivalsa” e per ringraziarlo di aver ” portato moltissime ragazze e ragazzi a convincersi che il pugilato è una straordinaria opportunità per mettersi in discussione, prendendosi sul serio con il sorriso sincero di chi sa che quello sforzo è già icona di vittoria sociale”.