San Cataldo, spaccio di droga in carcere: 5 arresti, anche un agente di polizia penitenziaria
Alle prime luci dell’alba della giornata odierna, la Polizia penitenziaria del Nucleo Investigativo Regionale della Sicilia, unitamente ad alcune unità del Nucleo Traduzione e Piantonamenti e del P.R.A.P di Palermo, nonché del Reparto della Casa di Reclusione di San Cataldo, coordinati dal Nucleo Investigativo Centrale di Roma, ha dato esecuzione, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta, all’ordinanza, emessa dal GIP, della misura cautelare in carcere nei confronti di Z.S. e degli arresti domiciliari per altre 4 persone, tra cui un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio e commercio di sostanze stupefacenti, corruzione e utilizzo illecito di telefoni cellulari all’interno del carcere.
Le complesse attività di indagini, che hanno avuto inizio dalla segnalazione del Comandante del Reparto di Polizia penitenziaria della Casa di Reclusione di San Cataldo, e condotte con la collaborazione dello stesso, hanno permesso di accertare che l’Assistente Capo S.C.M., in forza nella struttura penitenziaria, dietro compenso in denaro, provvedeva a introdurre illecitamente sostanze stupefacenti all’interno del Penitenziario e che il detenuto Z.S., a cui lo stupefacente veniva recapitato, si occupava della commercializzazione tra i detenuti e delle richieste dei successivi rifornimenti.
La sostanza stupefacente veniva consegnata dalla moglie e dai due figli del ristretto, tutti residenti nel comune del Palermitano, al poliziotto infedele che approfittando delle sue funzioni la consegnava al detenuto.
Le attività tecniche hanno consentito di acquisire ulteriori elementi di prova in ordine agli episodi corruttivi e di individuare tutti i soggetti che hanno preso parte all’attività illecita tra cui anche altri 4 soggetti: 3 detenuti, attualmente reclusi presso l’istituto di San Cataldo, (G.G.; V.R.; A.M.) e un palermitano (R.S.) tutti indagati a piede libero nell’ambito del procedimento penale.
Le indagini hanno dimostrato come la disponibilità di un telefono cellulare durante il periodo di detenzione oltre a permettere il perseguimento di obiettivi criminali consente di mantenere continui rapporti con l’esterno, consolidando posizioni di leadership all’interno del carcere.(ilfattonisseno)