Carcere Spini di Gardolo: gravi carenze di personale. Presenza stranieri con picchi anche del 72%
Importante incontro istituzionale avvenuto venerdì a Roma, al quale ha partecipato ed è intervenuta anche la Garante del Trentino, dott.ssa Antonia Menghini. (nella foto)
La Ministra della Giustizia Cartabia ha incontrato venerdì pomeriggio, presso il Ministero, i Garanti regionali, il Garante nazionale, tra cui la Garante della Provincia autonoma di Trento, il Capo dipartimento della Giustizia minorile e di comunità e il Capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria.
È stata questa un’occasione importante di confronto in cui i Garanti regionali erano stati invitati a riportare le buone prassi ma soprattutto le criticità che in generale contraddistinguono la realtà carceraria con uno specifico riferimento alle diverse realtà locali.
La Ministra, nel suo discorso di saluto, ha auspicato che i diversi Garanti regionali potessero svolgere un ruolo assimilabile a quello del “sismografo” nel riferire punti di forza e di criticità relativamente alle diverse realtà territoriali da essi rappresentate.
Un ruolo di garanzia svolto sul territorio, in grado di restituire una fotografia delle peculiarità, delle criticità e dunque, in chiave propositiva, delle necessità delle singole realtà carcerarie.
Dopo il discorso introduttivo della Ministra in cui si è sottolineata l’importanza di intercettare per tempo i problemi, ha preso la parola il portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali, Prof. Anastasia, Garante di Lazio e Umbria, il quale ha riportato l’attenzione su alcuni aspetti di rilevante criticità che contraddistinguono l’intero sistema carcere italiano ricordando, tra le altre cose, l’importanza della recente nomina della Commissione Ruotolo in materia penitenziaria sottolineando l’opportunità che nei lavori della stessa venga fatto tesoro di quanto già proposto dagli Stati generali e dalle più recenti Commissioni Palma e Giostra.
Sono seguiti alcuni interventi dei Garanti regionali (Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Calabria, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia) tra cui anche quello della Prof.ssa Menghini, Garante della Provincia autonoma di Trento.
Successivamente sono intervenuti la dott.ssa Tuccillo, Capo dipartimento della Giustizia minorile e di comunità e il dott. Petralia, Capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Ha chiuso i lavori il Garante nazionale.
Nel suo intervento, la Garante della PAT ha dato conto di alcune tra le principali criticità che affliggono la realtà della casa circondariale di Spini di Gardolo.
È stato inoltre rimarcato il senso del mandato di ogni Garante: una tutela dei diritti delle persone detenute che non può prescindere anche della necessità di sostenere la necessità di un investimento importante di risorse sul personale alle dipendenze del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Qualsiasi percorso rieducativo risulta infatti materialmente impossibile in assenza di personale.
In primo luogo, i Direttori risultano numericamente largamente insufficienti se rapportati al numero di strutture penitenziarie. E la situazione si trascina inalterata da lunghissimo tempo se si pone mente al fatto che il recente bando concorsuale, che peraltro prevede un numero esiguo di posti, è giunto ben 24 anni dopo l’ultimo concorso.
La realtà della casa circondariale di Spini è, in questo senso, drammaticamente esplicativa: dal novembre 2019 la Direttrice della casa circondariale di Spini di Gardolo, dott.ssa Nuzzaci, ha riassunto anche la direzione della casa circondariale di Bolzano, senza contare il numero rilevante di avvicendamenti alla Direzione che hanno caratterizzato i primi dieci anni di vita dell’istituto di Spini dove di fatto è sempre mancata, salvo che per brevi periodi, una direzione in grado di garantire una progettualità di lungo periodo.
Altrettanto deficitari risultano essere i ruoli dei funzionari giuridici pedagogici, senza il lavoro dei quali, non è pensabile la predisposizione del programma trattamentale, primo tassello ineludibile di qualsiasi percorso rieducativo.
A Trento gli educatori sono, anche a causa di alcuni distaccamenti, meno di quanti dovrebbero essere (4 invece di 6), rispetto ad una pianta organica già sottostimata perché rapportata a numeri di presenze largamente inferiori alle attuali.
Anche la polizia penitenziaria permane in sofferenza soprattutto rispetto alle figure chiave di Ispettori e Sovraintendenti che a Trento dovrebbero essere, da pianta organica, circa novanta unità e che invece risultano essere non più di dieci unità complessive.
Altro tema affrontato dalla Prof.ssa Menghini è stato quello relativo alla necessità di prendere atto delle peculiarità della composizione della popolazione detenuta. Corollario del principio rieducativo è infatti quello di individualizzazione del trattamento, che non può prescindere da un’attenta valutazione delle esigenze della singola persona detenuta.
Nel carcere di Spini di Gardolo, ad esempio, una percentuale ragguardevole di persone detenute è straniera (attualmente circa il 65% dei presenti a fronte di punte raggiunte in passato pari anche al 72%). Rispetto a queste persone, sprovviste il più delle volte di collegamenti sul territorio, immaginare un percorso alternativo al carcere risulta molto difficile.
A maggior ragione, dunque, centrale diventa l’investimento sulla formazione professionale e sul lavoro interno al carcere, così come detti investimenti risultano, più in generale, fondamentali per fornire una concreta possibilità di reinserimento sociale a chiunque, privo di mezzi, stia eseguendo la propria pena all’interno di un istituto di pena.
Da ultimo la Garante della PAT ha dedicato una riflessione al tema del principio della territorialità nell’esecuzione della pena, principio questo drammaticamente frustrato durante il periodo della pandemia.
Per lunghi mesi i trasferimenti a richiesta delle persone detenute (il più delle volte fondati sulla legittima aspettativa ad un avvicinamento ai propri famigliari e dunque alla massima valorizzazione del diritto all’affettività) sono stati sospesi e solo recentemente, a metà agosto, sono stati finalmente sbloccati.
Da qui l’auspicio esternato dalla Prof.ssa Menghini che si rifletta adeguatamente sulla necessità di restituire reale effettività al diritto alla territorialità della pena. (lavocedeltrentino)